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bollettino
gio 1930)
( Pubblicato il 10 ma,
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NAPOLI
PREMIATO STAB. Tip. NICOLA JOVENE
Via Donnalbina, 14 1930
INDICE)
ATTI
(MEMORIE, NOTE E COMUNICAZIONI) ^
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Jucci C. — Esperienze sul potere "'anticoagulante dell'estratto di
zecche e di uova di zecche (Rhipicephalus sanguineus) . pag. 3 Zirpolo G. — Nòte morfologiche ~e sistematiche su Microcordyla
asteriaeZiRP . i . . „ 15
Zirpolo G. — Su di alcune forme ipotipiche rare di Ofiuroidi rin¬ venute ne^ golfo di Napoli . » 30
De Fiore O. — Meteorologia e idrografia dell'Etna. (Il vento nelle
regioni inferiori del monte). . . . . . „ 43
De Fiore O. — Le meteoriti' del Museo mineralogico della R. Uni¬ versità di Napoli. . . \ . . . . . „ 68
Platania G. — Gli aloni osservati nel 192& in Napoli. . . . „ 72
Platania G. — La trasparenza del mare da alta quota . „ 75
Fiore M. — Peli al posto di squame in Polypodiutn perforatimi L. „ 78
Fiore M. — Dì un nuovo ascomicete Ochraceospora Cavarae n. g.
n. sp., causa di marciume radicale e del fusto in piante di Alocasia odora Ct Koch. . . . . . . „ 81
Zirpolo G. — Nuovo caso di simbiosi fra Drornia vulgaris M. Edw.
e Ascidia mentula O. F. Mììller. . . . . . „ 97
Carobbi G. — Sulla possibilità di una sostituzione parziale del clo¬ ruro di piombo con cromato di piombo nelle piromor-
fiti, vanadiniti e mimetiti . „ 103
Colomba G. — Commemorazione pel Prof. Francesco De Rosa . „ 117 '
Platania G. -- Il lago di Averne e gli altri laghi flegrei . . „ 134
Zirpolo G. — Studi sulla bioluminescenza batterica. 9. Azione delle
basse temperature . . . . . . . . „ 137
Pierantoni U. — La Balaenoptera physalus (L.) arenatasi sulla
spiaggia di S. Giovanni a Teduccio. . . . . „ 152
Ruggiero P. — Un nuovo pluviografo . „ 156
Torelli B. — Cymodoce erythraea Nobili e Cymodoce Dellavallei
Torelli . . w 165
Carobbi G. — Ricerche sul molibdato ferrico idrato. (Ferrimolibdìte
artificiale) . . 169
Carobbi G. — Ricerche spettrografiche sullo zircone vesuviano . „ ISO
Police G. — Il sistema nervoso sottointestinale ,e la segmentazione
del corpo negli Aracnidi . . . . . . w 185
Zambonini F. e Carobbi G. — Contributi allo studio dei minerali
vesuviani. Ricerche sulla forsterite e sullo spinello . . „ 245
BOLLETTINO
DELLA
SOCIETÀ DEI NATURALISTI
BOLLETTINO
DELLA
fcfdPlfcS-
SOCIETÀ DEI NATURALISTI
IM NAPOLI
VOLUME X L I. — 1929.
Con 9 tavole
( Pubblicato il IO maggio 1930)
NAPOLI
PREMIATO STAB. TIP. NICOLA JOVENE
Via Donnalbina, 14 193Q
250413
Bollettino della Società dei Naturalisti in Napoli
ATTI
(MEMORIE E NOTE)
sperienze sul potere anticoagulante dell’e¬ stratto di zecche e di uova di zecche (Rhipicephalus sanguineus)
del socio
Carlo Jucci
(Tornata del 23 maggio 1929)
Nel maggio 1916 una invasione straordinaria di zecche nel canile delTlstituto di Fisiologia in Napoli mise in serio pericolo i miei cani da esperimento. Mosso a combattere le odiose be- stiuole, passai ben presto a studiarle.
Pare che gli arabi riescano a liberare il bestiame (buoi, ca¬ valli) dalle zecche aggiungendo alla razione ordinaria abbondante orzo fortemente salato.
Pensai che l'effetto potesse dipendere dalla quantità grande di cloruro sodico che viene a passare in circolo : questa — o che determini un arricchimento in sale, per quanto tenue e instabile, del liquido organico, o che in esso stimoli particolari reazioni chimico fisiologiche — turberebbe le condizioni del sangue e il meccanismo grazie al quale il secreto salivare delle zecche ne impedisce la coagulazione (raggiungendo così il parassita il dop¬ pio vantaggio di succhiar bene e di digerir meglio).
Il mio tentativo di applicare il metodo arabo ai cani fallì, ma mi aveva condotto a studiare il meccanismo e le condizioni dell'azione anticoagulante dell'estratto di zecche.
Primo il Sabbatani nel 1899 a Cagliari studiò quest’azione sul sangue di cani e di altri mammiferi e cercò di isolare il principio attivo che chiamò ixodina dal nome del parassita Ixodes ricinus ; come Haykraft nel 1884 , scoprendo che 1' e- stratto di teste di sanguisuga, Hirudo medicinalis, ha forte po-
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tere anticoagulante, aveva chiamato irudina la sostanza specifica relativa.
La zecca che ha infestato il nostro canile dalla seconda quindicina di aprile alla prima quindicina di luglio — in agosto si è sviluppata rigogliosamente una seconda generazione , ma è stata distrutta, allo stadio ninfale, da una accurata disinfezione dei locali — appartiene alla stessa famiglia degli ixodini , ma a genere diverso, il Rhipicephalus, che, più comunemente dell'/jc^- des , parassitizza i cani.
Dell'estratto di questa zecca R. sanguineus ho studiato Y a- zione in vitro , oltre che sul sangue di cani , più specialmente sul sangue di anfibi : rospi della comune specie Bufo vulgarist ma provenienti da Catania, ove, come in tutta Sicilia , le fem¬ mine raggiungono mole grandissima.
Riassumo brevemente le conclusioni dei miei esperimenti :
L'estratto di zecche ha un forte potere anticoagulante anche sul sangue di rospo : a seconda le dosi ritarda più o meno e anche indefinitamente la coagulazione * l II. III. IV.).
Sangue ixodinizzato coagula rapidamente per aggiunta di estratto di organo (fegato, ovaia). La rapidità della coagulazione cresce col crescere della quantità di estratto aggiunto. Si richie¬ de, per una rapida coagulazione, una quantità di estratto di or¬ gano tanto maggiore quanto più il sangue è fortemente ixodi¬ nizzato. Talvolta Testratto di fegato risulta inefficace a produrre coagulazione nel sangue ixodinizzato fortemente.
A) Anche l'estratto di ninfe di R. sanguineus (della seconda generazione, in agosto) ha forte potere anticoagulante.
Esempi : A) Trituro 5 ninfe di media grandezza in 10 gocce di NaCl 0,9 */o i aggiungo 5 gocce di sangue (dal polpastrello) alle ore 17 del 5/8.
Alle ore 9 del 6/8 è ancora completamente liquido.
B) In tre saggi trituro 100 mg. di ninfe (numero vario, di varia grandezza) in 6 gocce di NaCl.
Alle ore 19 del 15/8 aggiungo in ciascun saggio 2 gocce di sangue (dal polpastrello) in :
I. 7 ninfe piccole
II. 5 medie, con un po' di sangue
III. 1 grossa, piena di sangue
IV. 6 gocce di NaCl.
Alle ore 9,19 il controllo è coagulato completamente ; i saggi sono ancora completamente liquidi (e sedimentati) alle ore 8 del 16/8.
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L’aggiunta di estratto di organo a sangue ixodinizzato non provoca la coagulazione se non in presenza di calcio : aspor¬ tando il Ca con raggiunta di ossalato di potassio , qualunque aggiunta di estratto di organo resta inefficace sinché non si re¬ stituisca il Ca, sotto forma di cloruro, al sangue * 1 2 3).
L'ixodina agirebbe dunque da antiprotrombina o anticinasi, nel senso di impedire (riferendoci allo schema usuale) non V a- zione della trombina sul fibrinogeno, ma l'attivazione delle so¬ stanze madri in trombina (neutralizzando la sostanza trombopla¬ stica presente, oltre che ostacolandone la liberazione dal sangue).
Il cloroformio — del quale ho voluto sperimentare l’azione nella speranza di raccogliere qualche indizio circa la natura fer- mentizia o meno degli agenti di coagulazione del sangue — in¬ duce nel sangue ixodinizzato coagulazione (più o meno lenta secondo la quantità maggiore o minore di ixodina aggiunta al sangue) anche in assenza di calcio (per aggiunta di ossalato). Quest'assenza, però, ritarda di moltissimo la coagulazione che interviene abbastanza rapida restituendo il calcio, sotto forma di cloruro, al sangue.
L'etere non determina la coagulazione di sangue ixodiniz¬ zato, come neanche di sangue ossalato (che il cloroformio coa¬ gula, benché lentamente).
Sangue peptonato iti vitro presenta un comportamento mol¬ to analogo a quello del sangue ixodinizzato. Il peptone aggiunto in vitro ritarda molto notevolmente la coagulazione del sangue, sino a parecchie ore. Estratto di organo (di fegato , di ovaia) provoca rapidamente la coagulazione del sangue peptonato ; più rapidamente se aggiunto in maggiore quantità. L'aggiunta è ef ficace solo in presenza di calcio. Il cloroformio determina piut-
l) Risultano dai miei saggi , ma meritano conferma , le seguenti osser¬ vazioni :
1) Per inibire stabilmente la coagulazione del sangue di rospo occorre una dose di ixodina assai maggiore che per il sangue di cane.
2) Un arricchimento in sale (soluzione clorosodica più concentrata) fa¬ vorisce l'azione anticoagulante (in vitro ) delPixodina nel sangue di cane.
3) Ixodinando sangue di cane e ossalandolo, alla restituzione del Ca non segue coagulazione (spontanea — se il sangue era leggermente ixodinato — o indotta da estratto di fegato) con la stessa facilità che nei controlli (non ossalati e solo ixodinati).
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tosto rapida coagulazione nel sangue peptonato. L'assenza di cal¬ cio ritarda molto, ma non impedisce l'azione coagulante del clo¬ roformio.
L'analogia di comportamento tra sangue ixodinizzato e san¬ gue peptonato potrebbe suggerire il sospetto che non ad una sostanza specifica secreta, ma a prodotti di digestione del san¬ gue possa esser dovuta l'azione anticoagulante dell'estratto di zec¬ che, quale si ottiene triturando zecche femmine, vive, più o meno turgide di sangue, in soluzione fisiologica e filtrando con ovatta.
Ma lasciando l’estratto di zecche in alcool a 95 per lungo tempo (settimane o mesi) perchè coagulino tutti gli albuminoidi ; e poi, filtrato via l'alcool, asciugando il coagulo, spappolandolo in soluzione fisiologica e filtrando dopo qualche ora, si ottiene un estratto acquoso nel quale passa, in gran parte almeno , la sostanza specifica.
Il liquido filtrato è quasi incoloro (appena debolmente sfu¬ mato di giallo); neutro alla carta di tornasole, non dà precipitato all'ebollizione, nè con gli alcali. L’acido nitrico a freddo produce una sensibile opalescenza che scompare con l'ebollizione. Il sol¬ fato di ammonio e il cloruro di mercurio provocano piccoli in¬ torbidamenti. L'acetato neutro di piombo dà abbondante preci¬ pitato, insolubile in un eccesso del reattivo. Netta la reazione del biureto. Lavando una seconda volta il coagulo, già esaurito con soluzione fisiologica, il liquido ottenuto, perfettamente in¬ coloro, poverissimo di proteidi, inibisce ancora ed energicamente la coagulazione del sangue.
Evidentemente la sostanza attiva contenuta nell'estratto è un proteide del gruppo delle albumose. A piccolissime quantità di questa albumosa, in esso presente, l'estratto di zecche deve il suo potere anticoagulante : di carattere specifico , dunque , di fronte all'azione che il peptone esercita solo a dosi relativamente enormi.
Quello che a me pare singolarmente interessante è il seguire la sorte, nell'organismo della zecca, di questa sostanza specifica.
L’estratto di zecche assai grandi, piene di sangue, non ha minore potere anticoagulante dell' estratto di un ugual peso di zecche più piccole (in numero molto maggiore).
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Resta evidente che l'attività anticoagulante dello estratto è dovuta non soltanto al prodotto di macerazione delle ghiandole salivari, ma ben anche alla quantità di secreto salivare frammisto al sangue neirintestino (tanto più che nella femmina rimpinzata di sangue, le ghiandole salivari si disfanno).
L'estratto di zecche succhianti sangue ha molto maggiore potere anticoagulante dell'estratto di un ugual peso di zecche rimpicciolite per lungo digiuno e avvenuta ovificazione (in nu¬ mero molto maggiore).
La quantità di sostanza anticoagulante (del secreto salivare e del prodotto di disfacimento delle ghiandole) è dunque dimi¬ nuita con l'avanzare dei processi di digestione del sangue e di utilizzazione dei materiali assimilati, nell’ovogenesi.
L'estratto acquoso di uova di zecche manifesta uno spiccato potere anticoagulante, a secondo delle dosi inducendo rapidissima trombolisi del coagulo o ritardo più o meno notevole o anche indefinito della coagulazione (del sangue di cane, di rospo , di uomo).
Anche di sangue trattato con estratto di uova , come di sangue leggermente ixodinizzato, può indursi coagulazione ra¬ pida con aggiunta di estratto di organo (ovario). L' aggiunta è efficace solo in presenza di calcio 1).
l) 22/6 Preparo 1' estratto di zecche con 1 gr. di in 5 cm. di NaCl 0,9%; e l’estratto di uova con 0,572 gr. di uova in 3 cm. NaCl 0,9%.
Aggiungo 15 gocce di sangue di rospo, alle ore 14,54 a:
A) 1 % cm. NaCl 0,9 % ,
B) 1 cm. estratto zecche -f- i/2 cm. NaCl ;
C e D) 1 cm. estratto uova -j- % cm. NaCl.
A) Ore 14,57 già comincia ad alterarsi l’aspetto ; ore 15 si rapprende in coagulo, perfetto alle 15,2.
B) Ore 15,35 ancora liquido, solo qualche puntino di coagulo in fondo; ore 19,10 idem.
C) Ore 15 perfettamente liquido; 15,13 qualche punto di coagulo; 15,35 una pellicola (spostabile) nel fondo, di coagulo trasparente con grumetti rossi disseminati; 19,10 idem.
D) Ore 15 perfettamente liquido; 15,2 con qualche coaguletto ; 15,13 in buona parte coagulato; 15,35 ben coagulato, ma grumuloso e scollato; 19,10 idem.
L'estratto di uova dimostra dunque, confrontata col controllo, un’ azione spiccatamente anticoagulante , benché sensibilmente meno energica di quella dell'estratto di zecche (a uguale concentrazione).
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È da supporre che una parte della ixodina passi nelle uova durante i processi di elaborazione del vitello a spese dei mate¬ riali di digestione del sangue.
Che questa attività anticoagulante dell'estratto di uova di zecche sia di natura specifica, è dimostrato dal fatto che gli e- stratti di uova di altri insetti non ematofagi — coleotteri come la Galerucella deH'olmo, lepidotteri come il baco da seta — non ha alcuna notevole influenza sulla coagulazio e del sangue (la ritarda, talvolta, ma sempre appena di pochi minuti * 1 Il).
L'aggiunta di estratto di ovaia provoca coagulazione.
B) a 3 gocce NaCl 0,9 %
b 10 gocce sangue B + 3 gocce ossalato K. + 3 gocce estratto ovaio
(ore 19,59) (ore 20,2)
a) 20,4 quasi ; 20,6 perfettamente coagulato.
b) 20,15 ancora liquido. Aggiungo 5 gocce di CaCl2 ; dopo pochi secondi
è già più lentamente spostabile.
Alle 20,16 é ormai coagulato.
C ) a 10 gocce sangue -f- 3 gocce estratto ovaia
(ore 20,20)
Alle 20,21 è già perfettamente coagulato. b 10 gocce sangue -J- 4 gocce ossalato K -j- 3 gocce estratto ovaio (ore 20,24) (ore 20,25)
Alle 20,34 ancora liquido. Aggiungo 4 gocce di CaCl alle 2035 ; alle 20,38 è perfettamente coagulato.
B, D) B, B2 B3 10 gocce sangue B
-j- 1 goccia estratto ovaia D2 D3 10 gocce sangue D (ore 20,41)
Coagulazione quasi completa di Bi alle 20,54; di B2 alle 20,56; di B3 alle 20,57.
Alle 20,56 coagulazione perfetta di A2 , quasi di At ; ancora assai incom¬ pleta di A3.
l) Esempi : A) Trituro 1 gr. di uova di bachi da seta , di razza Brianza in 2 cm. di NaCl 0,9 % e filtro traverso ovatta.
Aggiungo 2 gocce di sangue (dal polpastrello) a 6 gocce di succo d'uova (I, II) alle ore 18,20 del 14/8.
Il saggio a alle 18,29 è già quasi, e alle 18,31 completamente coagulato. Il saggio b alle 18,29 presenta un velo di coagulo rosso ; alle 18,31 è completamente coagulato.
B) Aggiungo 2 gocce di sangue, alle ore 18,24, a I 6 gocce di NaCl II 6 gocce di succo uova.
Dopo 6 minuti , alle 18,30 il controllo è quasi completamente coagulato
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Il sospetto che il potere anticoagulante dell’estratto di uova di zecche possa dipendere da presenza di sostanza attiva non incorporata nelle uova, ma aderente alla superficie esterna, o di sostanze estranee , può essere eliminato da un accurato lavaggio delle uova prima della triturazione : lavaggio che asporta la so* stanza gommosa che riveste e agglomera le uova (secreta dalle ghiandole accessorie dell'ovario e da una ghiandola cefalica) e la guanina che le imbratta e le tracce eventuali di altri secreti ed escreti.
La precauzione è necessaria, perchè, se la guanina non sem¬ bra avere notevole effetto sulla coagulazione del sangue (in so¬ spensione fisiologica solo in forti dosi ritarda la coagulazione ; aggiunta a estratto di uova sembra attenuarne un poco il potere anticoagulante) ; i secreti e gli escreti della zecca possono con¬ tenere invece sostanza anticoagulante, che è, secondo ogni pro¬ babilità, la stessa ixodina delle ghiandole salivari.
Difatti il liquido ottenuto dal lavaggio prolungato di zecche ovificanti, con acqua corrente (liquido giallo intenso , che non coagula al calore ; fa abbondante precipitato con acetato neutro di piombo ; dà la reazione del biureto) presenta un energico potere anticoagulante e lo mantiene anche dopo prolungata e-
mentre il saggio presenta solo un puntino di coagulo. Ma anch'esso è alle 18,33 in buona parte, e alle 18,34 co npletamente coagulato.
C) Aggiungo 2 gocce di sangue alle ore 19,46 del 15/8 a
I 6 gocce di NaCl
II 6 gocce di succo uova
III 2 gocce di succo uova -f~ 4 gocce di NaCl.
Presentano coagulazione completa il controllo alle 19,58, e dei saggi il II
alle 19,58, il III alle 20,3.
D) Aggiungo 2 gocce di sangue alle ore 20,7 del 15/8 a
I 6 gocce di NaCl
li 6 gocce di succo uova -j- 4 gocce di NaCl III 1 goccia di succo uova -|- 5 gocce di NaCl.
Alle 20,18 il II è quasi completamente coagulato, il controllo un poco meno, il III molto meno.
Alle 20,21 sono tutti e tre perfettamente coagulati.
Notare che le uova adoperate in questi saggi sono tutte uova di razza univoltina , in diapausa. Potrebbe essere interessante saggiare comparativa¬ mente uova di diverse razze a vari gradi dello sviluppo embrionale (ed estrat¬ to di tessuti a vari stadi dello sviluppo larvale).
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bollizione (che invece attenua di molto il potere anticoagulante del liquido acquoso ottenuto da estratto di zecche coagulato con alcool) 1).
Questo poteie anticoagulante del liquido di lavaggio di zecche ovificanti dimostra il passaggio della sostanza attiva, Ti- xodina, dall'intestino nel corpo e di qui allo esterno.
Evidentemente la sostanza attiva secreta dalle ghiandole sa¬ livari e succhiata col sangue che scende, per l'esofago, a riem-
l) 3/8 Lavo numerose zecche ovificanti (che hanno iniziata o completata la deposizione delle uova) con acqua, abbondantemente (ma delicatamente, per evitare rottura di uova). Essicco il liquido di lavaggio all'aria (sotto ventila¬ tore, a temperatura ambiente) e ne ridisciolgo un po’ in acqua corrente (a), un po’ in soluzione clorosodica ( c ).
Alle ore 11,10 aggiungo 1 goccia di sangue a Controllo I) 5 gocce di NaCl „ II) 5 gocce di acqua.
Saggi I, II) 5 gocce liquido lavaggio (a).
Dei controlli il I coagula alle 11,18, il II alle 11,37.
Il saggio alle 17,45 è ancora perfettamente liquido e ben sedimentato) (senza emolisi).
Alle 10,30 del 4/8 è ancora ben liquido, ma emolizzato.
Alle ore 17 aggiungo 1 goccia di sangue a Controllo) 5 gocce di NaCl Saggi III, IV) 5 gocce liquido lavaggio (c).
Il controllo alle 17,38 è coagulato.
Dei saggi alle 10,30 del 4/8 è in parte coagulato il sedimento.
6/8 Alle 11,15 aggiungo 1 goccia di sangue a
Aj A2) con 5 gocce liquido lavaggio integro B) con 5 gocce stesso liquido bollito per 5 minuti.
Alle 11,32 aggiungo 1 goccia di sangue a Controllo) 5 gocce di NaCl A3) 5 gocce liquido lavaggio integro B3) 5 gocce liquido bollito per 5 minuti.
Alle 12, mentre il controllo è completamente coagulato, i saggi sono per¬ fettamente liquidi, ben sedimentati, niente emolitici ; ancora liquidi alle 20,47.
Alle 18,8 aggiungo una goccia di sangue a Controllo) 5 gocce di NaCl A )
4 5 gocce liquido bollito per 30 minuti integro.
b4)
Alle 18,40 , mentre il controllo è completamente coagulato , i saggi sono perfettamente liquidi ; e così ancora alle 20,47.
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pire lo stomaco e i ciechi enterici che ne diramano) non rimane distrutta nei processi di digestione. Ma passa coi prodotti del¬ l'assorbimento intestinale nella cavità generale del corpo, e solo traverso questo può venire al difuori : giacché il tubo intestinale è chiuso e non comunica col retto, vera vescica urinaria nella quale i tubi malpighiani, organi renali, versano i prodotti escre¬ tivi (concrezioni di guanina) che 1' apertura periodica del così detto ano scarica airesterno. Non si producono feci ; tutto il sangue succhiato viene digerito e utilizzato nella fabbricazione di migliaia di uova *). L'ixodina col vitello rimane incorporata nelle uova, in buona parte, abbandonando con esse l’organismo materno (anche le ultime deposte contengono, non meno abbon¬ dante che le altre, la sostanza anticoagulante) ; mentre altra parte viene escreta coi prodotti urinari o versata all'esterno col secreto delle ghiandole tegumentali e parte infine rimane nell'organismo della femmina, ormai decrepita, esaurito e pieno di rifiuti.
Rispettata nei processi di elaborazione del deutoplasma ova- rico come nei processi di digestione del sangue, l'ixodina sem¬ bra rimanga distrutta o inattivata nei processi di digestione del vitello o di sintesi, a spese di esso, dei tessuti embrionali (più probabilmente in questi processi che in quelli giacché la dige¬ stione triptica dell'estratto di uova lascia intatto il suo potere anticoagulante).
Fatto sta che il potere anticoagulante (sul sangue di rospo, di cane e di uomo) molto energico nelle uova ancora arretrate nello
4) Il peso di uova deposte da una zecca è più che doppio del peso resi¬ duale dell'organismo materno. Esempi :
Ottengo 132 mg. di uova da 3 zecche che pesano, alla fine della ovifica- zione, 55 mg.
Ottengo 557 mg. di uova da 8 zecche che pesano , secche ed esaurite, 242 mg.
Ottengo 478 mg. di uova da 10 zecche che , ormai tutte secche e gialle di guanina, pesano mg. 346, il 24/7 ; continuano a deporre uova che 4 giorni dopo, il 28/7 ammontano a 45 mg., mentre il peso delle zecche è sceso a 270 mg. (perdita di 76 mg.) dovuta per il 60 ’/0 all'emissione di altre uova, per il 40 u/o a evaporazione d’acqua e a combustioni organiche.
Ottengo 495 mg. di uova da 7 zecche che pesano 362 mg. il 25/7, presso all' esaurimento ; ma depongono ancora altre uova sino al peso di 21 mg. il 5/8.
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sviluppo *) risulta abbassato in stadi embrionali più avanzati. Non avviene però un decremento graduale e regolare del po¬ tere anticoagulante, traverso lo sviluppo embrionale : depresso in embrioni con arti perfettamente sviluppati e corpo già ben formato e grossa massa dorsale di vitello residua , si risolleva nello stadio più avanzato di embrione perfetto col retto pieno di guanina, e più ancora nell'embrione alla vigilia della schiu¬ sura e nel neonato 2). Evidentemente la quantità di ixodina at-
h Esempio : 25/7 trituro 200 mg. di uova recentemente deposte (l'esame microscopico non rivela un embrione, ma solò un contenuto di vitello indif¬ ferenziato) — dopo averle prima bene lavate per asportarne guanina e glutine — con 24 gocce di NaCl 0,9 %•
Alle 16,43 aggiungo 1 goccia di sangue (dal polpastrello) a Controllo I, II) 5 gocce di NaCl 0,9 0 0 Saggio I) 5 gocce di estratto uova.
Dei controlli il I è in gran parte coagulato alle 16,46, il II perfettamente alle 16,51.
Il saggio, ancora alle 18, è perfettamente liquido (e sedimentato).
Alle 17 aggiungo 1 goccia di sangue a
Controllo I, II) 5 gocce di NaCl Saggio II) 5 gocce di estratto uova.
Dei controlli il I alle 17,3 è parzialmente , alle 17,4 perfettamente coa¬ gulato ; il II è quasi coagulato alle 17,7, perfettamente alle 17,9.
Il saggio, ancora alle 18, è perfettamente liquido (e sedimentato).
Alle 17,19 aggiungo 1 goccia di sangue a
Controllo I, II) 10 gocce di NaCl Saggio III) 19 gocce di estratto uova.
Dei controlli il I è alle 17,34 parzialmente, e alle 17,45 completamente coagulato; il II parzialmente alle 17,46; completamente alle 18.
Il saggio, anche alle 18, è perfettamente liquido.
Alle ore 8,30 del 26/7 dei saggi (tenuti in camera umida) il I e il II pre¬ sentano coagulo rosso del sedimento ma la massa del plasma, roseo, ancor liquida (coagulata anch'essa, alle ore 10,45 nel saggio I) : 11 III è perfettamente liquido nel plasma chiaro come nel rosso sedimento ; alle 10,30 presenta solo due puntini di coagulo sul fondo. È più viscoso, ma ancora liquido alle 8,30 del 27/7.
8) Esempio : 30/7. Un lottino di uova deposte da 3 zecche pesava il 25/7 130 mg. Oggi sono nate, in gran parte. Trituro assieme neonati, gusci e uova mature, in 16 gocce di NaCl 0,9 °/0. Ripartisco l’estratto in 2 saggi di 5 gocce e allungo il residuo di due o tre gocce con 15 gocce di NaCl.
Alle 18,28 aggiungo 1 goccia di sangue (dal polpastrello) in Controllo I, II) 4 gocce di NaCl Saggio I) 5 gocce estratto.
— 13 —
tiva presente nell'uovo diminuisce man mano che l' embrione prosegue, a spese del vitello, il suo sviluppo : ma prima che scompaia la provvista materna — il riassorbimento del vitello è ancora molto incompleto al momento della nascita, — si svilup¬ pano nell'embrione le ghiandole salivari che col loro secreto mettono in grado il neonato di iniziare, appena trovi un ospite, la suzione del sangue.
Condizione di cose piuttosto diverse si verifica per altra sostanza specifica, in organismi molto affini alle zecche, i ragni: nei quali una tossina emolitica, l'aracnolisina si sviluppa nella femmina all'epoca della ovificazione, prodotto del metabolismo genitale ; passa dal corpo della madre nelle uova e sparisce nel neonato con le ultime tracce del vitello materno.
E’ da notare che il passaggio dell'ixodina dal corpo della madre nelle uova, non risponde, sembra almeno, ad alcuna fina¬ lità ; come il passaggio, in animali superiori delle tossine tuber¬ colari dalla madre al feto ; benché in altri casi fenomeni dello
(Metto nel controllo 4 e non 5 gocce perchè nel prodotto della tritura¬ zione di neonati e di uova mature restano - per quanto accurata - flocculetti, grumolini , dovuti alle parti più consistenti dei tessuti embrionali ; e questo rende le gocce dell' estratto un po’ più pesanti e più piccole di quelle della soluzione clorosodica).
Dei controlli il I è alle 18,32 parzialmente , e alle 18,36 completamente coagulato ; il II alle 18,36 quasi perfettamente.
Il saggio rimane completamente liquido; solo alle 21,4 presenta un pun¬ tolino di coagulo.
Alle 18,59 aggiungo 1 goccia di sangue a Controlio) 4 gocce di NaCl Saggio II) 5 gocce estratto.
Il controllo alle 19,5 è ben coagulato ; il saggio è ancora perfettamente liquido (e ben sedimentato) alle 21,4.
Alle 20,20 aggiungo 1 goccia di sangue a Controllo) 4 gocce di NaCl Saggi D2 D3) 5 gocce estratto diluito.
Il controllo alle 20,33 è completamente coagulato.
I saggi rimangono perfettamente liquidi anche alle 21,4.
Alle ore 9 dell’indomani 31/7 il saggio I è perfettamente coagulato (coa¬ gulo rosso centrale e alone piasmatico) ; il II è perfettamente liquido , anche nel sedimento ; dei diluiti il Dt conserva liquido il plasma, il D2 e D3 anche il sedimento - meno un puntolino di coagulo - anche alle ore 15,40.
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stesso ordine possono apparire espressamente diretti — ed anche riuscire di eminente utilità — alla conservazione della specie i).
Riassunto.
L’estratto di zecche di cane (Rhipicephalus sanguineus) ha forte potere anticoagulante anche nel sangue di rospo.
Sangue ixodinato, come sangue peptonato in vitro , coagula per aggiunta di estratto di organo, ma solo in presenza di cal¬ cio ; sicché la sostanza attiva, ixodina, pare agisca da antipro- trombina o anticinasi.
L’estratto di uova di zecche ha pur esso potere anticoagu¬ lante per passaggio della ixodina, coi prodotti della digestione del sangue, dall’organismo materno nelle uova.
l) Tipicamente finale, come espressamente diretta alla conservazione della specie parassita, appare la trasmissione di germi patogeni dalla madre all’uo¬ vo, quale ce ne offrono esempio tipico le stesse zecche. Una femmina di lxodes che abbia succhiato sangue da un cane infetto di Babesia non può essa stessa infettare altri cani, perchè si stacca dall’ospite solo per deporre le uova e muore. La trasmissione avviene per opera delle zecche neonate che hanno ereditato i germi della Babesia succhiati dalla madre. Così è anche per la B. bigemina , l'agente della emoglobinuria dei bovini , o febbre del Texas, trasmessa da altra zecca, il Boophilus.
Finito di stampare il 30 ottobre 1929
sistematiche su Micro
Note morfologiche e
cordyla Asteriae Zirp.
del socio
Prof. Giuseppe Zirpolo
(Con le tav. 1 e 2)
(Tornata del 28 luglio 1929)
Sommario
Introduzione.
Descrizione dell' animale.
Scheletro della spugna.
Ricerche istologiche.
Notizie sistematiche.
Bibliografia.
Spiegazione delle tavole.
Introduzione.
Quando nel 1915 io osservavo per la prima volta la presenza di questa spugna sulle braccia di Asterias tenuispina Lmk. non supponevo che fosse così rara. Nello spazio di quindici anni su un gruppo complessivo di una decina di esemplari mi è stato possibile ritrovarla. Per quanto abbia dato indicazioni precise ai marinai della Stazione Zoologica essa non è stata più rinve¬ nuta dal 1925. Data la sua piccolezza e la sua rarità è possibile che sfugga all’occhio non sempre esperto di chi raccoglie il mate¬ riale , nè i numerosi esemplari di Asterias - più centinaia - che mi son fatto venire dal Golfo, in varie epoche, avevano sulle loro braccia questa microspugna.
Per quanto le spugne del Golfo siano state raccolte in gran¬ de abbondanza dal Vosmaer, che preparava una Monografia, pure questa specie non venne mai rinvenuta. Il sig. Carlo Santa¬ relli , che fu per lunghi anni conservatore alla Stazione Zooio-
— lò¬
gica , mi assicurava di non essere stata mai raccolta tale forma, e considerata sopratutto la sua ubiquità ed il suo aspetto non sarebbe facilmente sfuggita. Ed, in realtà, devo dire che quando per la prima volta notai sulle braccia del YAsterias tenuispina quei corpuscoli, bruni, cilindrici, essi non passarono inosservati, ma io non pensavo affatto ad una spugna che avesse un modo di vita così strano. La presenza stessa di uncini con i quali 1' animale si attaccava alla base delle spine delle braccia d éW Asterias non faceva proprio pensare ad una spugna, lo conservai i pochi esem¬ plari e fu in seguito alle ricerche morfo-istologiche e bibliogra¬ fiche che potetti venire alla conclusione che si trattava di una spugna nuova come genere e come specie. Forma quanto mai interessante perchè i generi e le specie affini non sono dei no¬ stri mari.
Descrizione dell* animale*
L’animale non raggiunge che la lunghezza di 7-9 millimetri : è quindi una microspugna , ed è forse una delle più piccole fi¬ nora rinvenute.
Ha colore bruno: in essa si possono distinguere una regione superiore, una media ed una basale. La regione media ha forma cilindrica ed il suo diametro si conserva pressocchè uguale in tutta la sua lunghezza : verso la regione superiore si dilata per formare un organo a mo' di coppa, nel cui centro s'apre l'osculo e nella regione inferiore s'assottiglia e si congiunge con l'orga¬ no basale di attacco.
La regione superiore presenta nel bordo superiore un ri- gonfiamento a cercine , dovuto alla posizione che prendono le spicole che danno una particolare curva, per cui la forma di questa spugna assume un aspetto caratteristico.
Le spicole che lungo l'asse sono addossate fra di loro, qui si fanno più numerose, più dense e s'incurvano e limitano una cavità, dalla cui regione laterale superiore partono numerose al¬ tre spicole che sono diritte, ma che possono facilmente flettersi in modo da prendere o una forma cilindrica (Fig. 2) o talvolta si aprono verso 1' estremo formando una vera coppa. Questo movimento dipende dall'animale, naturalmente, ma esso non è
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molto esagerato, tendendo queste spicole più che altro a con¬ servare la forma cilindrica.
Quando si schiaccia questa regione fra due vetrini si nota che le spicole che fuoriescono dall'orlo sono cilindriche e ter¬ minano a punta conica. Sono lievemente dentate lungo i bordi e particolarmente verso la base, dove si trovano delle fibrille muscolari che con la loro contrattilità permettono i movimenti di esse. Queste fibrille muscolari sono inserite alla base e si possono osservare bene sia nelle sezioni microtomiche, sia nella dissezione. Come si vede dalla fig. 2, che rappresenta Testremo superiore della spugna, la zona cilindrica, formata dagli assi si¬ licei o spicole, parte dall'interno della coppa, che forma una spe¬ cie di cerchio convesso esternamente e che è strettamente ade¬ rente al cilindro centrale. Le spicole che costituiscono il cilindro centrale sono rigide , aderenti fra di loro strettamente ed abba¬ stanza lunghe , circa il doppio dello spessore dell' anello. Alle volte 1' animale flette ancora queste spicole ed esse riunendosi nella regione estrema costituiscono un tronco di cono o addirit¬ tura un cono.
Oltre la regione dell'osculo quella più interessante è la ba¬ sale : questa presenta tre corpi di forma ovale distinti e che possono avvicinarsi o allontanarsi fra loro. Terminano con punte e con queste si attaccano alla base delle spine del dorso delle Asterias. Congiunti nella regione basale verso la zona inferiore dell'asse centrale formano, quando sono uniti fra di loro per le facce interne, una specie di cono. Nella regione interna ognuno di questi tre organi presenta una spina più grande ed altre due più piccole con le quali la spugna si attacca all'epidermide della Asterias. In complesso la forma di questa spugna è sui generis e la sua diagnosi può esser così brevemente riassunta : micro¬ spugna formata di tre parti: alla regione ante¬ riore, a forma di coppa, nel cui interno si apre l'osculo, fornito di una corona di spicole, segue un corpo grossolanamente cilindrico, flessibile, di colore bruno, a cui segue nella regione ba¬ sale un organo di attacco, che è adattato morfo¬ logicamente alla particolare ecologia dell’a¬ nimale.
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Scheletro della spugna.
Per poter studiare lo scheletro è stato necessario ricorrere alla distruzione della sostanza organica. Data la piccolezza del- P animale avevo in precedenza fatto tentativi di studio in foto , per mezzo di tagli microtomici o per mezzo di chiarificatori, ma questi metodi non mi avevano dato risultati soddisfacenti. Il migliore metodo è stato quello della soluzione di soda cau¬ stica al 10 °/0. Dopo circa sei ore dacché avevo tenuto in que¬ sta soluzione la spugna, ho potuto avere il disfacimento della so¬ stanza organica ed il successivo frammentamento dei vari pezzi scheletrici: questi sono stati lavati in acqua distillata e poi tenuti in glicerina.
Tanto nella regione delPosculo come in quella dell'asse del corpo si trovano solamente microscleri e propriamente o x i . Di differente lunghezza sono quelli che si trovano nel- l'osculo e quelli che formano la corona centrale. Quelli che costi¬ tuiscono T asse cilindrico o regione media della spugna sono piuttosto lunghi, lievemente flessuosi e terminano ad ambo le e- stremità con punte coniche poco acute ( ig. 3). Sono tutti silicei e quindi trasparentissimi.
La regione però che offre maggiori particolarità è quella basale. Per meglio intendere le differenti parti la dividerò in due, quella cioè che costituisce la base dell' asse longitudinale della spugna e l'organo di attacco.
La regione inferiore dell'asse principale della spugna (Fig. 13) è formata da tre parti : una regione basale ( r . b.), una media (r. m) ed una superiore (r. s.).
La regione basale (r. b.) è ovale con una lieve inflessione nella regione media ; ha aspetto piuttosto tozzo e s'innesta alla regione media che ha forma di un tronco di cono , la quale , a sua volta, s'innesta alla regione superiore che ha forma cilindri¬ ca e che risulta dall' insieme dei microscleri che costituiscono l'asse cilindrico del corpo della spugna.
Strutturalmente si nota che la regione inferiore non presenta che una superficie lievemente granulosa , opaca , senza alcuna particolarità degna di nota , la regione media presenta superfi-
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cialmente una fitta rete di aghi silicei che s' intersecano fra loro, dando un particolare aspetto strutturale a questa regione. Come si vede dalla fig. 13 esiste una rete esterna costituita da aghi silicei che formano una maglia a contorni varii ed una rete più sottile nella regione interna formata da aghi sottili, ad¬ densati fra loro , in modo da dare un aspetto ed una struttura più compatta.
La regione superiore è formata da microscleri che sono in timamente addossati fra loro e costituiscono 1' inizio di tutta la impalcatura della spugna fino alla regione dell'osculo.
L' organo di attacco è formato da tre palette (Fig. 14), le quali sono aderenti fra loro verso il bordo superiore, ma mo¬ bili , in modo da poter facilmente divaricare o congiungersi per staccarsi o attaccarsi alla parete del corpo dell'animale ospi- tatore.
Ognuna di queste palette ( p .) è formata di una zona basale (z. b.) ed una terminale ( z . t). La zona basale ha la forma di cuc¬ chiaio (Fig. 15) convesso nella regione esterna e fortemente scavata nell' interno : essa si continua con un asse scavato ancora nella regione interna e terminante ad angolo quasi retto con una punta conica abbastanza forte e lunga (sp. t). Lateralmente a questa e ad una breve distanza da essa vi sono altre due spine (sp. /.) coniche che formano un angolo ottuso con l'asse della regione terminale delle palette. Queste tre spine fanno parte dello scheletro dell'asse terminale e non presentano articolazione di sorta: per mezzo di esse la spugna può attaccarsi fortemente all'epidermide deL X Asterias ed ivi rimanere , nonostante i movimenti notevoli, o meglio le contorsioni, a cui va soggetto talvolta quest'asteroide.
Tanto la regione superiore che l'inferiore non sono formate da corpi silicei pieni, ma essi presentano numerose fessure (/.) (Fig. 16) di forme varie, dalla ovale alla longitudinale, dimodoc- chè questa regione, pur presentando una certa resistenza, è poco pesante.
Nei tagli trasversi si può notare che la regione media del tronco di cono presenta una struttura raggiata nelle fibre siliciche che partendo dal centro vanno verso la regione periferica (Fig. 4), mentre in una zona più alta, più vicina all’asse cilindrico, si ve¬ dono i varii aghi oxi che sono nella regione centrale e rappre-
- io —
sentati dalla fig. 5 da cerchietti, e lateralmente le fibre siliciche che s'irradiano fino alla periferia, dove notasi l'epidermide pluri stratificata con cellule ben visibili ed a nuclei distinti.
Ricerche istologiche.
Ho fissato il materiale o in liquido di Zenker o di Bouin o di Fleming debole. I tagli di dieci microni venivano colorati o con ematossilina molibdica di Mallory o col metodo di Mal- lory cioè con fucsina, acido fosfomolibdico, azzurro di anilina, arancio G. acido ossalico e acqua. Quest'ultimo metodo ha dato i preparati più significativi e più interessanti, specialmente per la forte colorazione rossa delle fibre muscolari.
Sia i tagli longitudinali che trasversali comparati fra loro mi hanno permesso di fare le seguenti osservazioni :
La regione periferica del corpo risulta rivestita di un epi¬ telio uni- o pluristratificato. Nella regione dell'osculo , nella re¬ gione intermedia fra l' osculo e Y asse del corpo , in quella basale quest’epitelio è pluristratificato. Le cellule sono molto ben distinte, a limiti piuttosto netti, con protoplasma denso e nuclei ben visibili, anche a piccoli ingrandimenti. Talvolta nella zona formata da più strati, in seguito a lesione avvenuta fra le pareti delle cellule, si vedono nuclei ammassati. Lungo quest'e¬ pitelio si notano inoltre granulazioni di colore verdognolo o bruno giallastro. Si tratta evidentemente di lipocromi , ma che talvolta per la loro forma possono rassomigliarsi ad alghe uni¬ cellulari, che generalmente poi si rinvengono in tante altre spu¬ gne (Hentschel).
Segue la regione dello scheletro, tanto nella coppa che lun¬ go l'asse del corpo, ed è facile notarlo nei tagli trasversi dai numerosi corpi circolari che si vedono disposti concentricamente all’asse centrale. Nella regione intermedia trovasi il tessuto con¬ nettivo formato da cellule sparse con filamenti sottili che s’ in¬ tersecano in tutti i sensi, con nuclei aggruppati o sparsi. Nella regione interna v'è poi lo strato gastrale formato di cellule che non presentano particolarità degne di nota, oltre il flagello che è breve e sottile e che è sempre ben visibile negli animali vivi. Quello che interessa qui studiare è la regione basale , cioè l'or-
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gano di attacco. L'epitelio è mono-- e pluristratificato nelle varie zone e le cellule non presentano alcuna caratteristica speciale. Immediatamente dopo l'epitelio trovasi un breve e sottile strato di connettivo formato da cellule con protoplasma lievemente gra¬ nuloso e con nuclei sparsi ed immediatamente dopo trovasi il sistema muscolare che circonda lo scheletro. Questo sistema è molto interessante perchè appare molto sviluppato ed occupa gran parte della regione basale. Facendo tagli trasversali di que¬ sta regione si possono vedere fibre muscolari che partono dalla regione centrale e vanno verso quella periferica , innestandosi ad altre fibre circolari. Dalle figure riportate si può vedere che il sistema muscolare è straordinariamente sviluppato nei tre or¬ gani di attacco. Nella figura 7 il taglio è stato operato verso la regione terminale e si vede che i tre organi sono staccati fra di loro : in esso si nota l'epitelio pluristratificato , ma in parte sinciziale, il tessuto connettivo e il tessuto muscolare. Delle fi¬ bre muscolari alcune hanno un decorso circolare, altre radiali e nel centro di ognuno di questi organi la regione scheletrica si è rovinata nel taglio onde non appare o in alcune sezioni se ne vede qualche frammento colorato in azzurro (metodo di Mallory).
Nella fig. 12 che riguarda una sezione fatta nella regione ba¬ sale dei tre organi di attacco si vede l’epitelio (ep.), poi il connet¬ tivo (t. c.) e nelle tre zone periferiche a guisa di tre vertici di un triangolo si vedono i fasci muscolari dei tre organi di attacco al loro inizio (f.m.) e le fibre muscolari appaiono meno dense e svi¬ luppate di come si vedono nella precedente figura. Inoltre data la obliquità della regione esse non appaiono eguali. Ma nella regione centrale si vedono tre fasci muscolari che vanno da un punto all'altro, in corrispondenza dei tre organi di attacco (fs.m.). Questi fasci muscolari sono spessi nel punto d'origine e assotti¬ gliati nella regione media e si distinguono in numero di sei. Nella regione centrale si vede l'organo di sostegno costituito dall'asse scheletrico (a. sck.). Si può dire che questi fasci muscolari passano attraverso i fori che sono lungo gli assi scheletrici e costituiscono un sistema che ha la funzione di aprire o chiudere i tre organi di attacco. Struttura davvero complicata presenta quest'organo : basta osservare la fig. 8 in cui il taglio è stato praticato in sen¬ so quasi tangenziale per vedere la complessa disposizione dei
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fasci muscolari. Là dove l'organo è stato tagliato in zona per¬ pendicolare si vedono punti circolari corrispondenti alle sezioni dei muscoli, in altri punti si notano fibre muscolari longitudi¬ nali o circolari o oblique. Ben evidente la zona dell'epitelio stra¬ tificato e del connettivo.
Parimenti nella figura 9 è rappresentata una zona di fibre muscolari longitudinali ( f.m .). Si nota che esse percorrono quasi parallele, partendo dalla zona di attacco verso quella dei bordi. I fasci muscolari numerosi e densi dicono quale funzione im¬ portante essi debbano compiere per avere assunto uno sviluppo così considerevole.
Per meglio intendere il decorso e la posizione delle fibre muscolari ho fatto tagli longitudinali. Nella fig. 10 il taglio è stato fatto in modo da avere la sezione dell' asse longitudinale con la regione basale e due organi di attacco. Si vede bene che l'epidermide è formata da uno o più strati di cellule nelle varie zone. Il tessuto muscolare che è qui disegnato con linee nere in¬ tense può essere seguito facilmente nel suo decorso. Nella regione più alta si vede che le fibre muscolari ( f.m.r.s .) decorrono a mo' di cupola da una regione all’altra della base dell'asse longitudi¬ nale del corpo. Nella regione media le fibre muscolari piuttosto dense decorrono da una zona all'altra (/. m. r. m .) fra gl' inter¬ spazi dell'organo centrale. Nella regione degli organi di attacco si possono osservare fibre muscolari in alto che hanno un de¬ corso differente da quello delle altre centrali che decorrono lon¬ gitudinalmente.
Nella fig. 11 che rappresenta un'altra zona vicina si osservano nella regione periferica più strati di cellule epiteliali a contorni ben definiti con nuclei distinti ; segue poi la zona centrale che circonda lo scheletro siliceo degli uncini e in cui si notano fi¬ bre muscolari trasverse e fibre muscolari longitudinali. Le fibre muscolari trasverse (/. m. t.) circondano da un punto all'altro l'asse scheletrico con le cui spine esso si attacca alla pelle del- VAsterias e questi muscoli permettono la maggiore e più sicura fissità sull'ospite contro i movimenti varii che compiono queste stelle. Il decorso di queste fibre è parallelo e se ne vedono in più strati e molto strette fra di loro. Le fibre muscolari longi¬ tudinali che si vedono nel piano inferiore decorrono dalla re-
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gione superiore verso quella inferiore : in esse è facile distin¬ guere un nucleo. Queste fibre sono anche numerose e parte di esse, staccandosi, decorrono lungo il bordo laterale fra l'epider¬ mide e l'organo centrale. Le fibre laterali decorrono poi anche lungo l'asse del corpo dell'animale e raggiungono l’estremo apice della coppa verso i bordi basali delle spicole che formano l'o¬ sculo e che permettono e facilitano i varii movimenti di apertura e chiusura di questi.
Interessante la presenza dei muscoli in questo animale e la loro complicazione. La presenza di muscoli nelle spugne è cosa risaputa da tempo. Aristotele parla della contrattilità dell'oscu- lo! Lo Schulze che si è occupato in particolar modo dell'argo¬ mento , ne ha descritto di esistenti sotto 1' epidermide , lungo la parete dei canali dell' apparato d’ irrigazione e intorno ai pori inalanti ove esse si dispongono a mo' di sfinteri. Per mezzo di queste fibre muscolari le spugne possono regolare il corso del- T acqua nella cavità del loro corpo. E. Perrier nel suo trattato di Zoologia dice che lo sviluppo dell'apparecchio muscolare cu¬ taneo è in ragione inversa dello sviluppo dello scheletro tegu- mentare. Le fibre muscolari sono fusiformi : il loro protoplasma è jalino ed i nuclei sono ovali.
Nella spugna di cui mi occupo le fibre muscolari sono li¬ sce : alcune cilindriche come le fibre muscolari trasverse (/. m. t), altre fusiformi, come le fibre muscolari longitudinali (f.m.L). Hanno nucleo ben distinto ovale e protoplasma ialino.
Queste fibre muscolari, in una spugna silicea , sono degne di considerazione. Si tratta di organi che hanno raggiunto uno sviluppo notevole in rapporto alle condizioni di vita : è un adat¬ tamento funzionale meraviglioso per la massa muscolare svilup¬ patasi negli organi di attacco.
Poiché nelle spugne non sono mancate osservazioni sulla presenza di cellule nervose, ve ne saranno probabilmente anche in questa specie, ma io non ho potuto osservarne e quindi fare osservazioni decisive al riguardo, ma v’è da supporre che que¬ ste fibre muscolari debbano pur rimanere sotto il dominio di elementi di natura superiore che li facciano giocare a momento opportuno.
Sarebbe stato interessante conoscere anche il modo di ri-
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prodursi di questa specie, ma, purtroppo, come dicevo, il mate¬ riale è raro e scarso ed in quindici anni ne ho potuto avere così poco da non aver potuto fare alcuna osservazione al riguardo, non essendo il materiale adatto. È sperabile che possa, in seguito, nel nuovo materiale che si pesca nel Golfo , rinvenire altri esemplari e fare ricerche sul sistema nervoso e sul modo di ri¬ prodursi.
Notizie sistematiche.
Il genere Stylocordyla W. Thomson presenta la caratteri¬ stica di essere formato da una testa sferica portata da un lungo peduncolo, che risulta in genere costituito da una serie di lunghe spicole che sono dirette tutte in senso longitudinale. La testa porta un osculo. Nella testa vi sono fasci radiali , ramificati di spicole regolarmente disposte e qualche volta in senso spirale. Uno strato corticale è formato da spicole radiali. Tutte le spi¬ cole sono oxi. È un genere che vive nell'Atlantico, nell’Oceano glaciale artico e antartico, nell'Oceano indiano e nel Giappone.
E. Topsent nel suo lavoro sull'esposizione dei principii at¬ tuali nella classificazione delle spugne propose per questo note¬ vole genere di spugna stabilire una famiglia - Stylocordylidae - a cui aggiunse altri generi.
Hentschel nel suo ultimo lavoro mette nella famiglia di Stylocordylidae stabilita dai Topsent i generi Sylocordila W. Thomson, Halicometes Tops, e Oxycordyla Tops.
Questa famiglia veniva poi dallo stesso Topsent compresa nel sottordine Spintherophora stabilita dal Sollas e nell' ordine dei Monotonia.
La spugna da me studiata ho dovuto classificarla sotto un nuovo genere a cui ho dato il nome di Microcordyla.
I caratteri in base ai quali ho potuto stabilire questo nuovo genere sono i seguenti : 1° la grandezza della spugna che è di gran lunga inferiore a quella degli altri generi appartenenti a questa famiglia; 2° la testa a forma di coppa, mentre nelle al¬ tre è a forma sferica ; 3° la presenza di un organo di attacco che porta una profonda modificazione nello scheletro basale, in rapporto colla funzione che esso deve esplicare, mentre nel ge-
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nere Stylocordyla la regione basale non presenta nessuna carat¬ teristica particolare.
Si possono quindi stabilire così i caratteri differenziali fra i due generi :
Microcordyla
1. Spugna piccolissima che rag¬ giunge i 7-9 mm.
2. Osculo a forma di coppa con spicole marginali disposte a ci¬ lindro.
3. Regione basale di attacco for¬ mata da tre organi uncinati forniti di potenti masse mu¬ scolari.
4. Vive sulle braccia faWAsterias
tenui spina, fissandosi con del¬ le spine che si trovano alla estremità dei tre organi a pa¬ letta.
Stylocordyla
1. Spugna relativamente grande, che raggiunge una lunghezza di 9-10 cm.
2. Osculo che presenta una forma di sfera con spicole radiali ra¬ mificate e talvolta disposte in senso spirale.
3. Regione basale fornita di sottili ramificazioni.
4. Vive nelle anfrattuosità delle rocce, onde la sua base si pre¬ senta ramificata.
Seguendo la più recente classificazione dovuta ail'HENTSCHEL la posizione sistematica di Microcordyla può essere così stabilita.
Ordine : Tetraxonidae.
Sottord. : Astromonaxonellina.
Fam. Stylocordylidae.
Spugne fornite di un pedicello piuttosto lungo, nel cui e- stremo superiore trovasi una testa fornita di osculo. Scheletro con disposizione raggiata nella testa che limita una serie di spi¬ cole verticali. Lungo il pedicello le spicole sono strettamente ad¬ densate fra di loro. Mancano i microscleri. V'è presenza di ma- croscleri diattini. Vi sono oxi solamente.
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Genere : Microcordyla.
Specie : M. Asteriae.
Spugna lunga dai 7-9 mm, sottile, di color bruno.
Corpo diviso in tre regioni : l’anteriore ha forma di coppa nel cui centro s'apre l’osculo circondata da numerose spicole verticali, la regione media è costituita da un asse longitudinale cilindrico, di calibro uguale, lievemente arcuato , flessuoso. La regione basale è formata da tre organi a paletta , uncinati , coi quali si attacca per mezzo di tre spine sulla pelle àe\Y Asterias.
Questi organi sono mossi o trattenuti da potenti fasci mu¬ scolari.
Vive nel golfo di Napoli, sulle braccia dell’ Asterias tenui- spina Lmk., dove finora è stata rinvenuta più volte.
Napoli, Stazione Zoologica, giugno 1929.
Riassunto
Vengono date notizie morfoistologiche e sistematiche su di una nuova spugna silicea ( Microcordyla asteriae ZlRP.) rinvenuta dall’ A. nel golfo di Napoli sulle braccia dell 'Asterias tenuispina.
BIBLIOGRAFIA
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der G. B. und Vosmaer Roell. 1 Voi. Cambridge , pp. 234. (Questo volume mi risparmia di ripetere i varii trattati e lavori che si occupano delFargomento in esame).
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Spiegazione delle Tavole 1-2.
Lettere comuni alle figure.
a . - asse cilindrico a. s. - aghi silicei a. sch. - asse dello scheletro c. - coppa
c. c. - corona aghi silicei
c. g. - corpi giallo-verdognoli
c. m. - corpo medio
cn. - coanociti
cu - cuticola
et. - connettivo
ep. - epitelio
ep. pi. - epitelio pluristratificato f. - fessure del corpo delle palette f. m. - fibre muscolari fs. m. - fasci muscolari
/. m. r. s. - fibre muscolari regione superiore
J. m. r. m. - fibre muscolari regione media
f.m.o.a. - fibre muscolari degli organi di attacco
/. m. I. - fibre muscolari longitudinali
f.m.t - fibre muscolari trasverse
p. - palette
o. - osculo
o. b. - organo basale
r. b. - regione basale
r. m. - regione media
r. s. - regione superiore
r. t. - regione terminale
sp. - spine
sp.l. - spine laterali
sp. t. - spine terminali
sp. s. - spicole silicee
t. c. - tessuto connettivo
z. b. - zona basale
z. t. - zona terminale.
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Tav. 1.
Fig. 1 . — Aspetto esterno di Microcordyla asteriae Zirp. X — y Fig. 2. — Regione superiore della spugna, x yy
6 c
Fig. 3. — Un microsclero, e propriamente un oxi. x yy
Fig. 4. — Taglio trasverso dell'asse cilindrico, corrispondente al tronco di cono
dell'organo basale. X —
DD
Fig. 5. — Altra sezione dello stesso organo in corrispondenza però immediata
3
all' organo basale. X -
DD
Fig. 6. Sezione trasversa del corpo cilindrico, x
Imm
Fig. 7. — Taglio trasverso dei tre organi basali di attacco nella regione ter¬ minale. X
DD
Fig. 8. — Sezione obliqua della regione basale degli organi di attacco. X yy
4
Fig. 9. — Decorso parallelo delle fibre muscolari. X —
Tav. 2.
Fig. 10. — Sezione longitudinale della regione basale dell'organo di attacco.
Fig. 11. — Sezione longitudinale di un organo di attacco fatta nella regione quasi media.
Fig. 12. —Sezione trasversa della regione basale dell'organo di attacco pas¬ sante attraverso la zona media superiore. X
1 DD
Fig. 13. — Scheletro della regione basale dell'asse cilindrico del corpo. X yy
2
Fig. 14. — Scheletro dell’organo di attacco: aspetto delle palette, x yy Fig. 15. — Scheletro di una paletta. X
Fig. 16. — Particolare del corpo centrale delle palette, x yy
Finito di stampare il 30 ottobre 1929.
Su di alcune forme ipotipiche rare di Ofìuroidi rinvenute nel golfo di Napoli
del socio
) . ' ,
Prof* Giuseppe Zirpolo
(Con la tav, 3 e 2 figure nel testo)
(Tornata del 28 novembre 1929)
Sommario
Introduzione.
Le precedenti ricerche e notizie.
Descrizione degli esemplari irregolari.
Amphipholis squamata (Delle Chiaje).
Ophiomixa pentagona Mùller e Troschel. Ophiothrix fragilis var. pentaphyllum (Hoehlek). Conclusioni.
Bibliografia.
Spiegazione della tavola.
Introduzione*
La classe degli Ofiuroidi non presenta casi numerosi di ano¬ malia delle braccia. Pochi ne sono stati registrati ed io stesso, in un periodo di circa quindici anni passati alla Stazione Zoologica di Napoli , in un materiale pervenuto abbondantissimo e quasi continuo, non ho potuto raccogliere che i seguenti esemplari :
1. Ophioglypha lacertosa Lym. a quattro braccia, una sola volta.
2. Amphipholis squamata (Delle Chiaje) quattro esemplari a
quattro braccia raccolti in due riprese : due, or son due anni, fra trecento esemplari normali e due raccolti in que¬ sto anno nel lago Fusaro, fra duecento esemplari normali.
3. Ophiomixa pentagona Muller e Troschel: due esemplari te¬
trameri ed uno esamero fra mille normali.
- 31 -
4. Ophiothrix fragilis var. pentaphyllam : un esemplare tetra¬ mero fra una ventina di esemplari dormali.
Il primo esemplare fu già da me descritto.
Nella presente Nota dò notizia degli altri esemplari ipotipici rinvenuti e ciò allo scopo di illustrare sempre più questo ma¬ teriale, che è così raro e che può rinvenirsi solamente là dove sono possibili pesche abbondanti e continue. La conoscenza di un tal materiale riesce sempre importante, non tanto per l’ im¬ mediato risultato che da esso si può ricavare, ma perchè l'illu- strazione completa di esso può, in un lavoro di sintesi generale, portare a delle conclusioni importanti sulla deviazione delle for¬ me, sulla costanza o meno di alcuni caratteri , sulla mutazione forse delle specie.
Nei miei lavori sugli Asteroidi, le cui forme ipermeliche ed ipomeliche io ho raccolto in un quindicennio in pesche, si può dire quasi giornaliere, io son potuto venire a delle conclusioni generali sul modo come avvengono queste anomalie, ed in e- sperienze condotte in laboratorio ho potuto avere , per molti casi, la conferma di ciò che in un primo momento avevo in¬ tuito dallo studio delle forme anomale naturalmente rinvenute. Ho la speranza che nella serie di ricerche sugli Ofiuroidi ini¬ ziata nel 1918 e che ora ripiglio possa venire a conclusioni tali da poter determinare le linee generali del fenomeno in esame.
Le precedenti ricerche e notizie.
Da una ricerca, la più accurata possibile, fatta nella estesa bibliografia che riguarda gli Ofiuroidi , ho potuto raccogliere varii casi di iperattinie ed ipoattinie riscontrati da altri autori in questa classe.
Per completare il presente lavoro e perchè esso riesca sem¬ pre più utile riporto i varii casi rinvenuti, distribuendoli per ordini e famiglie.
Ordine : Phrynophiurida.
Fam. : Trichasteridae.
Astroschema oligactes Pall. con sei raggi (VERRILL, 1899).
— 32 —
Farti. : Ophiomyxldae*
Ophiodera sp. con sei raggi (KOEHLER, 1904).
Ordine: Gnathophiurida.
Fam. Ophiothfichidae*
Ophiothrix galopagensis con sei braccia (LUTKEN, 1900).
Ophiothrix longipeda Lm. con quattro braccia
((Dòderlein, 1898).
Ophiotela Danae VERRILL con tre braccia (DÒDERLEIN, 1898). Fam. : Amphiuridae,
Ophiactis modesta Brock forma anomala (Dòderlein, 1898).
Ophiactis savignyi M. T. con sei e cinque braccia
queste meno numerose (Koehler, 1905, 1922 e Ludwig, 1899).
Ophiactis verrucosa con sei braccia (Studer, 1889).
Ophiactis sp. con sei - otto braccia (Verrill, 1911).
Ophiactis muelleri Ltk. con sei braccia (CLARK, 1899).
Ophiactis pteropoma CLARK con sei braccia.
Ophiactis dyscrita CLARK con sei braccia.
Ophiactis brachyaspis Clark con sei braccia.
Ophiactis gymnochora CLARK con sei braccia.
Amphiodia euryaspis CLARK con sei braccia (CLARK, 1911).
Ophiocrasis dictydiscus CLARK forme iperrigenerate
(Clark, 1911).
Ordine: Chilophiurida.
Fam. : Ophiolepididae*
Ophiura annae HONEYMAN con sei braccia
(Honeyman, 1888).
- 33 -
Ophiomusium sp. con braccio biforcato (Koehler, 1904).
Ophiomusium lymani Wyv-Th. con quattro braccia
(VERRILL 1911).
Ophiura ( ’ophioglypha ) albida FORB. con quattro braccia
(Lonnberg, 1898).
Ophiura ( ophioglypha ) lacertosa Lym. con quattro braccia
(ZiRPOLO, 1918).
Stegophiura sladeni DUNCAN con quattro braccia
(Koehler, 1922).
Farti. : Ophiodermatidae.
Ophioderma longicauda Linck con quattro braccia
(ZiRPOLO in scriptis).
Fam. : Ophiocomidae.
Ophiocoma pumila Ltk. con cinque e sei braccia
(Verrill, 1900, 1911 e Clark, 1899).
Ophiocoma nigra O. F. MuLLER con quattro e sei braccia
e con due -cinque piastre madreporiche (Me INTOSH., 1903).
Ophiostigma isacanthum con cinque e sei braccia
(Verrill, 1900).
Da questo catalogo su riportato si vede che prevalgono le forme esamere sulle tetramere. Difatti su 26 specie differenti appartenenti a tre ordini ed a sette famiglie differenti , eccetto qualche forma anomala, non ben individuata, vi sono ben 15 specie che presentano sei braccia ed appena 7 con quattro brac¬ cia, mentre qualcuna presenta o tre o otto braccia - casi questi ultimi rarissimi.
- 3 -
— 34 —
Descrizione degli esemplari irregolari.
Amphipholis l) squamata (Delle Chiaje).
Quattro sono stati gli esemplari che mi è stato dato di rac¬ cogliere fra circa cinquecento esemplari normali.
Il primo è il più piccolo di quelli raccolti (vedi Fig. 1 del testo e della Tav. 3). Il diametro del disco misura mm. 0,2 e le
quattro braccia mm. 0,6. Il disco è di color rosso e le braccia di colore bianco¬ gialliccio , come del resto si osserva in tutte le pic¬ cole forme di questa specie.
Il secondo esemplare (vedi Fig. 2 del testo e della Tav. 3) misura nel disco mm.0,5 e delle quattro brac¬ cia tre misurano mm. 1,8 e
A
l'altro rigenerato mm. 0,7.
Il terzo esemplare (Fig. 3 della Tav. 3) misura nel dia¬ metro del disco mm. 0,9 e le braccia mm. 2,0.
Il quarto (Fig. 4 della Tav.
3) misura nel disco mm. 1,0 e le braccia mm. 3,0.
Le forme tetramere di que¬ sta specie , finora rinvenute, sono sempre le più piccole in confronto alle forme pen¬ tamere. Queste, difatti, hanno un disco che misura fino a 3 mm. e qualche volta anche di più e le braccia raggiungono fino a 15 mm.
Fig. 2.
Il fatto di non
l) Amphipholis = Amphiura ,
- 35 -
aver trovato esemplari grandi anormali fa pensare alla poca re¬ sistenza di esse a vivere ed a svilupparsi ulteriormente, per quan¬ to, anche così piccole, hanno tutte le placche già formate. Quelle della regione dorsale sono già abbastanza sviluppate per essere visibili anche a piccoli ingrandimenti : esse sono arrotondate, poco embriciate e nel centro v'è una placca più grande di tutte quante le altre laterali.
Nella regione ventrale le placche sono disposte in modo da costituire un tutto continuo. Le scaglie ventricolari sono due ed uguali.
Questi esemplari non presentano nel disco traccia di rige¬ nerazione. Solamente il braccio di qualcuno è rigenerato.
Pur essendo piccolissimi si nota un perfetto sviluppo di tutte le placche , il che permette di stabilire che l'animale non è ipomelico perchè ha perduto un braccio e non l’ha rigenerato, ma che invece s'è sviluppato così, tetramero, per inibizioni avve¬ nute nell'uovo stesso, durante lo sviluppo embrionale.
Ophiotnixa pentagona Muller e Troschel.
Fra mille esemplari normali pescati nel gennaio del corrente anno, rinvenni due esemplari tetrameri ed uno esamero. Di que¬ st’ ultimo non posso dare alcuna descrizione perchè esso andò smarrito. I due esemplari a quattro braccia hanno pressocchè le stesse dimensioni. 11 diametro interradiale del 1° esemplare mi¬ sura mm. 16 : le braccia sono lunghe 150 mm. (Fig. 5 della Tav. 3). La regione dorsale del disco è formata da un tegumento molle e non si riscontra traccia di placca o di granulo calcareo. Nella regione ventrale, nella zona interradiale, i tegumenti sono molli sebbene un po' più spessi , ma sempre facilmente deformabili. Le varie placche che costituiscono lo scheletro delle braccia non sono affatto visibili, perchè il tegumento che ricopre la regione dorsale si estende dal disco centrale alle braccia. Anche la fac¬ cia ventrale e le zone laterali sono coperte da questo sottile te¬ gumento , però gli aculei sono facilmente visibili, essendo piut¬ tosto spessi. Così i pezzi boccali sono ricoverti da analogo tegumento. Trattando però con potassa caustica questi animali
— 36 -
il tegumento si dissolvè e resta lo scheletro che può bene essere studiato in tutte le sue particolarità.
Nella regione dorsale delle braccia non vi sono placche bra¬ chiali, ma sotto il tegumento che riveste la regione dorsale delle braccia vi sono i pezzi vertebrali che sono divisi ciascuno in due metà da una cresta longitudinale. Le placche brachiali ven¬ trali sono piccole e pentagonali , un po’ più larghe che lunghe con i lati diritti ; l'angolo prossimale è acuto ed il bordo distale è più o meno fortemente incavato nel suo mezzo. Le spine bra¬ chiali sono in numero di cinque e poi le successive di quattro e sono relativamente piccole : la più vicina alla regione media è la più piccola e le altre sono più grandi : la più esterna è la maggiore fra tutte. Esse sono molto avvicinate fra di loro alla base e si distinguono bene solamente le punte : naturalmente quelle più vicine al disco sono più sviluppate di quelle più ter¬ minali. Esse sono rivestite da un tegumento, per cui sono poco visibili, specialmente le parti basali. I pori tentacolari sono sfor¬ niti di scaglie.
Nella regione ventrale si osservano distintamente le fessure genitali, che sono, naturalmente in questo esemplare, quattro paia, in corrispondenza delle quattro braccia. Sui bordi interradiali vi è una serie di piccole placche che si estendono fino a quelle boccali. Queste sono in numero di quattro : hanno forma tri¬ angolare con bordi lievemente arrotondati e sono più larghe che lunghe ; l'angolo prossimale che formano è ottuso. Le plac¬ che adorali hanno i grandi lati diritti e sono più strette nella regione interna che in quella esterna , dove sono più larghe e separano le placche boccali dalla prima brachiale laterale. Le placche orali sono triangolari. Le papille boccali sono in numero di quattro per ciascun lato ed hanno la forma di una lama appiattita con il bordo libero, munito di fine denticolazioni : poiché non sono coverte dal tegumento si possono facilmente osservare. I denti, che sono numerosi, sono formati, analogamente, da una lamina appiattita, denticolata nei bordi liberi, e sono disposti co¬ me se formassero una pila verticale molto regolare.
L’ animale è di un colore bruno nerastro e non presenta nessuna macchiettatura bianca, come talvolta si osserva in alcuni
— 37 —
esemplari per le quali essi pigliano un aspetto di annulazione irregolare, specialmente nelle braccia.
L'altro esemplare (Fig. 6 della Tav. 3) è quasi perfettamente uguale nel disco a quello ora descritto , in quanto ha la stessa misura. Le braccia sono più corte di una decina di mm. Pre¬ senta tutte le placche analoghe a quelle descritte per il prece¬ dente esemplare.
Questi due esemplari furono pescati a 100 metri di profon¬ dità nel golfo di Napoli e propriamente nelle vicinanze di Capri.
Dall'analisi accurata dei due esemplari si deduce che l'ano- malia riscontrata è di natura congenita. Tutte le placche sono così regolarmente disposte che non v'è traccia di rigenerazione. È probabile che gli animali si siano così sviluppati sin dall'inizio per disposizione tetramera degli organi. Fatto questo che si ri¬ scontra in tante altre forme vicine, come negli Asteroidi, negli Echinoidi e dei quali c'è così larga bibliografia.
Ophiothrix fragilis var. pentaphyllum Koehler.
Questo rarissimo esemplare tetramero (Fig. 7 della Tav. 3) è stato pescato nel passato aprile alla profondità di 40 metri fra una trentina di esemplari normali nel golfo di Napoli. Nella bibliografia non trovasi finora registrata alcuna anomalia riscon¬ trata in questa specie.
L' esemplare ha il disco di forma quadrangolare : il diame¬ tro misura 16 mm. nella zona interradiale ed 11 in quella inter- brachiale.
Le quattro braccia non sono intere, in quanto furono spez¬ zate durante la cattura: la più lunga misura circa 100 mm.: la base delle braccia è larga 5 mm. Benché nelle forme normali il disco nella regione interbrachiale non sia preeminente, in que¬ sto esemplare, data la sua forma, esso è più sviluppato ed emer¬ ge di molto.
Le placche radiali sono molto grandi ed appariscono evi¬ denti fra tutte e sono convesse : negl' intervalli che lasciano, il disco è coverto da piccoli corpi a forma di bastoncelli di natura
— 38
calcarea, nel mezzo dei quali si elevano spine allungate, spesse e molto sviluppate. Le spine sono in questa specie coniche, ro¬ tonde alla base e mobili : nè sono molto numerose. Presentano lungo il loro asse dei piccoli dentini e misurano fino a 3 mm. di lunghezza e 0,2 mm. di larghezza alla base. I piccoli baston¬ celli che formano la covertura delle quattro zone interbrachiali, che qui sono disposte a croce , sono numerosi : hanno forma cilindro-conica e terminano con due o tre punte sottilissime e trasparenti.
Le braccia sono formate dalle comuni placche e sono sor¬ montate da spine appiattite, lunghe sino a 6 mm. Sono coniche, fortemente denticolate , trasparenti ed in numero da 5 a 6 per ciascun lato : la prima centrale è la più corta e le altre vanno sempre aumentando di lunghezza. Sono disposte perpendicolar¬ mente al piano del braccio.
Nella regione ventrale si distinguono bene le otto fessure genitali poste alla base delle quattro braccia. I pedicelli ambu¬ laceli sono molto lunghi e presentano un aspetto rugoso. Sulle placche ventrali si notano le solite spine che sono aggruppate in numero di tre o quattro e sono molto più piccole delle altre laterali, ma hanno la stessa forma conica, denticolata, lateralmente. Le placche boccali sono in numero di quattro, in corrispondenza delle quattro braccia.
Il colore di quest' animale è uniforme : grigio-roseo. Esso non presenta le caratteristiche macchie bruno-rossastro che si osservano nelle altre forme normali fra le quali fu pescato. Que¬ sta specie che Forbes indicò col nome di O. rosala dal suo colore è stata giustamente ritenuta dal Koehler una varietà di O. fragilis var. pentaphyllam.
Quanto all' anomalia ed alla sua origine anche per questa specie devo venire alla conclusione che si tratta di un'anomalia congenita, verificatasi sin dai primi momenti dello sviluppo per cause a noi ignote, non essendovi traccia alcuna di rigenerazione da potersi pensare a quelle forme tetramere da me descritte per mancata rigenerazione di un braccio leso , tanto più che tutta l’architettura del corpo è perfettamente tetramera.
- 39 —
Conclusioni*
1. Le anomalie delle braccia degli Ofiuroidi sono relativamente
rare.
2. Statisticamente , fra tutte le forme anomale finora rinvenute,
prevalgono le forme esamere sulle tetramere.
3. Tutte le forme anomale qui descritte sono nuove, cioè nes¬
suno finora aveva rinvenute irregolarità nelle braccia di Am- phipholis squamata (Delle Chiaje), Ophiomixa pentagona Mùller e Troschel, e Ophiothrix fragilis var. pentaphyl- lum (Koehler).
4. Le forme nuove qui descritte sono tutte tetramere , fa ecce¬
zione un solo esemplare di Ophiomixa pentagona esamero.
5. Le anomalie riscontrate negli esemplari studiati sono con¬
genite.
Napoli , Stazione Zoologica, luglio 1929.
Riassunto
Viene data notizia di quasi tutte le forme irregolari di ofiuroidi finora rinvenute e si descrivono nuove forme anomale pescate nel golfo di Napoli e cioè quattro esemplari di Amphipholis squamata (DELLE Chiaje) tetrameri , due esemplari di Ophiomixa pentagona Mùller e Troschel tetrameri ed un esemplare di Ophiothrix fra¬ gilis var. pentaphyllum (Koehler) anche tetramero. Si conclude che si tratta di anomalie ipotipiche congenite, non dovute, cioè, a processi rigenerativi anormali.
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— 41
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Spiegazione della Tav. 3,
Fig. 1. — Il più piccolo esemplare di Amphipholis squamata (Delle Chiaje) rinvenuto nel golfo di Napoli. Regione dorsale.
Fig. 2. — Altro esemplare della stessa specie. Regione dorsale.
Fig. 3. — Altro esemplare di Amphipholis squamata di maggiori dimensioni. Regione dorsale.
Fig. 4. — Altro esemplare di Amphipholis squamata tetramero. Regione dorsale.
Fig. 5. — Esemplare tetramero di Ophiomixa pentagona Mùller e Troschel. Regione dorsale.
Fig. 6. — Regione dorsale di un altro esemplare di Ophiomixa pentagona te¬ tramero.
Fig. 7. — Esemplare tetramero di Ophiothrix fragìlis var. pentaphyllum (Koehler). Regione dorsale.
Finito di stampare il 5 dicembre 1929.
Meteorologia e idrografia dell’Etna.
Il vento nelle regioni inferiori del monte 1 )
del socio
Prof* O* De Fiote
(Tornata del 23 maggio 1929)
Riposto.
I dati utilizzati per lo studio del vento sono stati in parte tratti dai bollettini mensili , in parte mi sono stati comunicati direttamente dairOsservatorio. Ho scelte le osservazioni delle h. 9, 15, 21, come sufficienti ad indicare l'andamento fenomenico, e ciò per il periodo 1876 1 - 1923 XII, quasi semisecolare. Le osservazioni sono state ridotte alle 8 direzioni principali: siccome s'è presentato solo un limitato numero di casi, per uniformità ho usato il procedimento indicato in seguito. Nel quadro I sono ri¬ portate le somme e le relative riduzioni a 30/30. Nella tabella I ho indicato l'ordine di frequenza dei venti pei mesi, le stagioni e l'anno. Nella tabella II ho riportate le somme delle frequenze ridotte col metodo Schouw alle quattro direzioni principali (dalle somme del quadro I) ed alla calma e ridotte ancora a 30/30; i rapporti fra N-S ed E-W, assumendo la frequenza minore co¬ me 1 ; le somme N + S ed E + W (dalla tabella stessa) ed il rapporto fra i due gruppi di direzioni ; il rapporto fra numero di giorni con vento e con calma.
L'esame di tutto il materiale, così elaborato, è sufficiente a stabilire tutte le caratteristiche e l’andamento del fenomeno.
La media annua dimostra che per ogni giorno di calma ve ne sono 5-6 circa di vento e che questo spira maggiormente nella direzione del meridiano anziché secondo quella del paral¬ lelo , con preponderanza , d' altro canto , molto lieve. La stessa
l) Cfr. De Fiore O. — Meteorologia ed idrografia deli Etna. La tempe¬ ratura. Nap®li (1. N. A. G.) 1928.
44 —
media annua mostra come i venti di S ed E prevalgano su quelli di N ed Wf e la successione sia E, S, N, W.
Le medie stagionali mostrano che in estate ed autunno si ha il maggior numero di calme, segue l’inverno e poi la prima¬ vera col numero minore. In inverno, primavera ed autunno pre¬ valgono i venti nella direzione del meridiano , in estate quelli nelia direzione del parallelo ed in tutte le quattro stagioni pre¬ valgono i venti di S ed E su quelli di N ed W col massimo predominio in primavera ed il minimo in inverno , con la suc¬ cessione E, S, N, W.
Tabella I.
Riposto
1 |
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II |
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IV |
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— 46 —
Riguardo all' andamento dei dodici mesi si osserva che in III e XII si hanno rispettivamente il massimo ed il minimo dei giorni con vento : 7.17, 4.69 per un giorno di calma. Da X a V dominano i venti nella direzione del meridiano con massimo in I e II ; da Vili a IX quelli secondo il parallelo con massimo in
VIII ed equilibrio in VII. I venti di N dominano su quelli di S
in I, mentre negli altri mesi avviene il contrario. In tutti ì mesi
dominano i venti di E su quelli di W ; dimodoché in I predo¬
minano i venti settentrionali ed orientali; negli altri i meridio¬ nali ed orientali. Abbiamo cioè le successioni seguenti:
I E, N, S, W II-XI E, S, N, W XII S, E, N, W.
La successione dei singoli venti nei mesi e nelle stagioni è indicata nella tab. I, la quale mi dispensa da ogni altra conside¬ razione. In essa è indicato l'ordine di frequenza di ciascun vento per ogni mese o stagione. La frequenza di ciascun vento rispetto al posto che occupa nei singoli mesi è indicata nella tab. III.
Tabella III.
N 2 [II] 3 [I, XII] 4 [III] 5 [IV, V, VII, X, XI] 6 [VIII, IX (e S)] 7 [VI, IX (e S)].
NE 2 [IV, V, VI, VII, VIII, IX, X] 3 [lì, II, XI] 4 [I, XII].
E 4 [V, VI, VII, Vili] 5 [IX] 6 [III, IV, X (e S)] 7 [II, X
(e S)] 8 [I, XI, XII].
SE 1 [I, II, III, V, V, VI, VII, Vili, IX, X, XI, XII].
S 6 [I (e W) II, VI, VII (e SW) IX (e N) X (ed E) XI]
7 [I (e W) III, IV, V, VI (e SW) Vili, IX (e N)
X (ed E) XII].
SW 4 [IV, IX, X, XI] 5 [I, II, III, VI, Vili, XII] 6 [V, VII (e S)] 7 [Vili (e S)].
W 6 [I (e S) XII] 7 [I (e S) XI] 8 [II, III, IV, V, VI, VII Vili, IX, X].
NW 2 [I, III, XI, XII] 3 [IV, V, VI, VII, Vili, IX, X] 4 [II]. Calma [III, IV, II, I, IX, Vili, VII, XI, V, VI, X, XII].
— 47 —
Precedentemente al presente studio , la quistione del vento a Riposto è stata esaminata due volte dal Cafiero per i periodi 1875-1895 e 1875-1905. Credo inutile riportare le sue tabelle, dalle quali si rilevano delle differenze, sia per i due periodi fra di loro, sia fra questi e quello da me studiato, dovute chiara¬ mente alla differente lunghezza dei lassi di tempo esaminati. È ovvio che il periodo 1876- 1923, che include quelli già studiati, è il più attendibile. 11 Cafiero ha studiate la frequenza e P in¬ tensità del vento. Per il primo fenomeno ho già esposti i dati pel 1876-1923. Pel secondo , poiché non intendo , almeno per ora, istituire alcuna ricerca nuova, riferirò i risultati delPA. Egli ha adottata la scala Mannheim, applicandola in modo da consi¬ derare come giorni di calma quelli nei quali le tre osservazioni giornaliere hanno dato O ; come giorni con vento f. o ff. quelli nei quali anche una sola osservazione giornaliera diede indicazione di vento di tal natura; come giorni di vento debole o moderato, tutti gli altri, lo pongo le mie riserve su tal modo di interpretazione delle osservazioni. Ad ogni modo , le medie ottenute sono le seguenti :
Numero dei |
giorni |
con |
vento |
||||||
0 |
d |
f |
ff |
0 |
d |
f |
ff |
||
I |
1.4 |
24.9 |
3.4 |
1.3 |
VII |
1.5 |
27.6 |
1.4 |
0.5 |
II |
1.6 |
21.8 |
3.4 |
1.2 |
Vili |
1.4 |
27.5 |
1.8 |
0.3 |
III |
1.2 |
25.7 |
3.2 |
0.9 |
IX |
1.3 |
26.9 |
1.5 |
0.3 |
IV |
1.1 |
26.3 |
1.9 |
0.7 |
X |
1.7 |
27.0 |
1.9 |
0.4 |
V |
1.8 |
27.6 |
0.9 |
0.7 |
XI |
1.4 |
25.2 |
2.5 |
0.0 |
VI |
1.3 |
27.4 |
1.2 |
0.1 |
XII |
2.5 |
24.4 |
2.9 |
1.2 |
0 |
d |
f |
ff |
||||||
I |
5.5 |
71.1 |
9.7 |
3.7 |
|||||
E |
4.1 |
79.6 |
6.0 |
2:3 |
|||||
P |
4.2 |
82.5 |
4.4 |
0.9 |
|||||
A |
4.4 |
79.1 |
5.4 |
1.6 |
|||||
A |
18.2 |
312.3 |
26.0 |
8.5 |
Acireale.
I dati utilizzati vanno dal 1914 al 1923 e sono stati in parte tratti dai bollettini mensili dell’osservatorio, in parte dalle schede
- 48 -
decadiche dell' U. C. di Roma. Essi si riferiscono alle osserva¬ zioni delle h. 9, 15, 21 e sono stati e'aborati così come ho pre¬ cedentemente indicato. Avverto soltanto che sono state osservate solo le 8 direzioni principali. Tali dati sono riportati nel qua¬ dro II. Nelle tabelle 1V-VI sono gli stessi elaborati così come ho indicato per Riposto.
Tabell \ IV.
Acireale li.
I |
W |
NE |
NW |
E |
N |
S W |
SE |
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II |
NE |
E |
W |
NW |
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SW |
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III |
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IV |
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NE |
SE |
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V |
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NE |
SE |
W |
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VI |
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NW |
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N |
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VII |
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NW |
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Vili |
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|
XI |
W |
NE |
E |
NW |
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N |
SE |
s |
XII |
W |
NW |
NE |
N |
E |
S W |
SE |
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I |
W |
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NW |
E |
N |
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NW |
N |
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Acireale 1914-23,
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3.69 |
4.83 |
5.75 |
1.60 1.0C |
2.03 1.00 |
9.60 14.65 |
1.00 1.53 |
4.21 1.00 |
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5.97 |
8.83 |
3.54 |
5.27 |
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1.69 1.00 |
1.67 1.00 1 |
9.51 14.10 |
0 00 q q |
3.70 1.00 |
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4.34 |
12.38 |
4.56 |
1.91 |
6.79 |
0 m 0 0 |
1.17 1.00 |
8.90 , 14.29 |
1.00 1.60 |
3.41 1.00 |
CL |
5.06 |
11.33 |
3.94 |
3.80 |
5.87 |
1.29 1.00 1 |
2.98 1.00 |
9.00 15.13 |
1.00 1.67 |
4.12 1.00 |
HH |
8.24 |
6.73 |
2.72 |
8.33 |
3.95 |
3.03 1.00 |
O Tf q cn |
10.96 15.06 |
0 t— q |
6.60 1.00 |
X |
8.73 |
4.84 |
2.35 |
00 d |
3.89 |
00*1 ire |
1.00 2.10 |
11.08 | 15.02 |
1.00 1.35 |
6.71 1.00 |
X |
6.77 |
7.55 |
3.41 |
7.04 |
5.23 |
00 0 °) q |
1.07 1.00 |
00 0 m d ^ |
1.00 1.43 |
4.73 1.00 |
X |
5.87 |
8.80 |
3.20 |
5.12 |
0 0 i> |
1.83 1.00 |
1 .72 1.00 |
9.07 13.92 |
1.00 1.53 |
3.28 1.00 |
X |
5.28 |
eroi |
4.01 |
3.65 1 |
6.92 |
1.31 1.00 |
2.77 1.00 |
9.29 13.78 |
0 00 q q |
3.33 1.00 |
Vili |
4.29 |
11.50 |
1 4.65 |
00 CN |
7.37 |
0 CO 0 q |
5.27 1.00 1 |
8.94 13.68 |
1.00 1.53 |
3.07 1.00 |
> |
3.42 |
12.52 |
0 q |
1.87 |
co CN |
1.00 0.67 |
6.69 1.00 |
8.32 14.39 |
0 co q q |
3.12 1.00 |
> |
5.32 |
13.13 |
4.12 |
69*1 |
5.73 |
1.29 1.00 |
t" 0 tq q |
9.44 14.82 |
1.00 1.57 |
00- 1 |
> |
5.28 |
12.77 |
LO 0 co |
1.77 |
6.53 |
1.45 1.00 |
7.21 1.00 |
8.93 14.54 |
1.00 1.63 |
3.59 1.00 |
> |
On O "sf |
11.79! |
4.30 |
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5.42 |
1.42 1.00 |
3.11 1.00 |
8.99 15.58 |
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— |
5.21 |
9.42 |
3.87 |
5.83 |
5.66 |
1.35 1.00 |
1.61 1.00 |
9.08 15.25 |
1.00 1.68 |
4.30 1.00 |
= |
7.45 |
8.78 |
3.05 |
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4.60 |
| 2.44 1.00 |
1.43 1.00 |
10.50 14.90 |
1.00 1.42 |
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8.64 |
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2.77 |
8.68 |
co co |
3.12 1.00 |
1.00 1.32 |
11.41 15.24 |
1.00 1.33 |
7.95 1.00 |
Z |
UJ |
O |
Z^ |
UJ ^ |
ZuJ |
CO ++ >® [jj |
— 50 —
La media annua dimostra che per ogni giorno di calma ve ne sono 4.2 circa di vento e che questo spira maggiormente nella direzione del parallelo anziché in quella del meridiano , contra¬ riamente a quanto avviene a Riposto ed analogamente a quel che si osserva a Catania. La stessa media dimostra anche come i venti di N e di E prevalgono su quelli di S e di W, analoga¬ mente a quel che avviene a Catania e con differenza dair anda¬ mento di Riposto. La successione è E, N, W, S.
Le medie stagionali mostrano come il maggior numero di calme si abbia in estate , al quale seguono autunno , primavera ed inverno col numero minore. In tutte le stagioni prevalgono i venti nella direzione del parallelo , con delle differenze nelle singole stagioni in modo che prevalgono : in inverno N ed W; in primavera ed autunno N ed E; in estate S ed E. L'andamento, perciò , diversifica notevolmente da quelli di Riposto e Catania dove v'è una maggiore costanza nelle direzioni. Abbiamo veduto come a Riposto bordine di frequenza sia costante per le quattro stagioni (E, S, N, W) ; ad Acireale invece abbiamo in inverno W, N, E, S ; in primavera E, N, S, W ; in estate E, S, N, W; in autunno E, N, W, S.
Riguardo all'andamento dei singoli mesi si osserva come il massimo ed il minimo dei giorni con vento si abbiano rispetti¬ vamente in I ed in Vili con 7.9 e 3.1 circa di giorni con vento per uno di calma. In tutti i mesi dominano i venti nella dire¬ zione del parallelo con massimo e minimo predominio rispetti¬ vamente in IV, VII ed in I. I venti di N dominano su quelli di S per tutto 1' anno , tranne che in VII ed Vili ; quelli di E dominano su quelli di W in tutti i mesi tranne I e XII, dimo¬ doché in I e XII dominano i venti settentrionali ed occidentali; in II -VI e IX -XI quelli settentrionali e orientali; in VII ed Vili quelli meridionali ed orientali. Abbiamo così le successioni seguenti :
I, XII W, N, E, S
II, X E, N, W, S
III, XI E, W, N, S
IV-VI, IX E, N, S, W VII, Vili E, S, N, W.
- 51 -
La successione dei singoli otto venti nei mesi e nelle sta¬ gioni è indicata nella tabella IV. La frequenza di ciascun vento rispetto al posto che occupa nei singoli mesi è indicata nella
Tabella VI.
N 4 [XII] 5 [I, Vili, IX, X] 6 [II, V, VI, XI] 7 [III] 8 [IV, VII].
NE i [II] 2 [I, IV, V, VI, XI, X (eW)] 3 [III, VII, Vili, IX, X
(e W) XII].
E 1 [III, IV, V, VI, VII, Vili, IX, X] 2 [II] 3 [XI] 4 [I] 5 [XII].
SE 2 [VII, Vili, IX] 3 [IV, V, VI] 4 [III, X] 5 [II] 7 [I, XI, XII].
S 6 [VII (e SW)] 7 [IV, VII (e SW)] 8 [I, II, III, V, VI, Vili,
IX, X, XI, XII].
SW 5 [IV, V, XI] 6 I, III, VII (e S) Vili (e W) XII] 7 [II, VI, VII (e S) Vili (e W) IX, X].
W 1 [I, XI, XII] 2 [III, X (e W)] 3 [II, X (e NE)] 4 [IV, V]
5 [VI, VII] 6 [Vili (e SW) IX] 7 [Vili (e SW)]. NW 2 [XII] 3 [I] 4 [II, VI, VII, Vili, IX, X] 5 [III] 6 [IV, X] 7 [V].
Un periodo precedente a quello del quale mi sono occupato è quello studiato dal Marini: esso va dal 1882 al 1897 con molte lacune ed interruzioni, tanto che mentre per alcuni mesi le osservazioni ammontano a 15, per altri discendono a 10 (p. e. X, XI). 11 Marini ha utilizzate le osservazioni delle h. 9, 15, 21, notando le 8 direzioni principali ed ha compilata una tabella nella quale le osservazioni sono ridotte a mille. Da questa, ne ha dedotta una seconda coll' ordine di frequenza dei venti. Per uniformarmi al metodo adottato per le altre serie di osservazioni, ho ricalcolate le osservazioni della prima tabella in 30/30 (cfr. quadro III) e da questa ho ricavata la tab. VII della frequenza mensile, stagionale ed annuale del vento pel periodo considerato. Un confronto fra questa e quella analoga del Marini mostra delle differenze pei mesi I e XI perchè quest' ultima è errata. Dai dati della mia ho anche ricavati quelli della tab. Vili nella quale sono indicate le frequenze ridotte alle quattro direzioni principali ed i loro mutui rapporti.
52
Tabella VII.
Acireale I.
I |
W |
N W |
E |
NE |
N |
SE |
s w |
S |
II |
E |
W |
NE |
N W |
N |
SE |
S W |
S |
III |
E |
NE |
W |
SE |
NW |
N |
SW |
S |
IV |
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— 54 —
Da tutto questo materiale ricaviamo quanto segue. La me¬ dia annua mostra che è preponderante il vento nella direzione del parallelo e che i venti di N e di E prevalgono su quelli di S e di W, così come avviene pel periodo 1914-1923. La succes¬ sione è E, N, W, S, come per questo periodo.
Le medie stagionali dimostrano come in tutte le stagioni siano prevalsi i venti nella direzione del parallelo: in inverno hanno dominato N ed W; nelle altre stagioni N ed E. V'è per¬ ciò una differenza fra le estati dei due periodi 1882-1897 e 1914-23 perchè in quest'ultima dominarono S ed E. Le singole successioni stagionali furono le seguenti, messe a confronto con quelle del 1914-23
1882-97 WNES E N (S, W) ENSW ENWS 1914-23 WNES ENSW ESNW ENWS
dalle quali si rileva solo una differenza per i venti di S ed W in primavera e di S e N in estate.
Riguardo all'andamento dei singoli mesi si osserva come in tutti i mesi siano stati dominanti i venti in direzione del paral¬ lelo con massimo e minimo predominio rispettivamente in IV e X, differentemente dal periodo 1914-23, almeno per il minimo. I venti di N dominarono per tutti i mesi su quelli di S; quelli di E su gli altri di W per tutti i mesi tranne da XI ad I, quasi analogamente all'altro periodo, dimodoché da II a X, prevalsero venti settentrionali ed orientali e da XI ad I settentrionali ed occidentali. Abbiamo così le successioni seguenti :
I, XI-XII WNES (I, XII)
II-III, X ENWS (II, X)
IV-IX ENSW (IV-VI, IX).
Fra parentesi ho indicato in quali mesi si sono trovati questi tipi di successione nel periodo 1914-23 (cfr. pag. 50). La suc¬ cessione dei singoli venti nei mesi e nelle stagioni , per le 8 direzioni principali, è indicata nella tab. VII. La frequenza d'ogni vento, rispetto al posto che occupa nei singoli mesi, è indicata nella seguente tab. IX.
- 55
Tabella IX.
N 4 [VII, IX] 5 [I, II, VI, Vili, X, XI, XII] 6 [III, IV, V].
NE 2 [III, IV, V, VI, VII, Vili, IX, X] 3 [II, XII] 4 [I, XI].
E 1 [II, III, IV, V, VI, VII, Vili, IX, X] 3 [I, XI] 4 [XII].
SE 3 [IV, V, VI, VII, VI I, IX] 4 [III] 6 [III, X] 7 [XI, XII].
S 4 [VI] 5 [IV] 6 [Vili] 7 [V] 8 [I, II, III, VII, IX, X, XI, XII]. SW 6 [XI, XII] 7 [I, II, III, IV, VI, VII, IX, X] 8 [V, Vili].
W 1 [I, XI, XII] 2 [II] 3 [III, X] 4 [IV, V] 5 [IX] ò [VI, VII]
7 [Vili].
NW 2 [I, XI, XII] 4 [II, Vili, X] 5 [III, V, VII] 6 [IX] 8 [IV, VI].
L'insieme dei dati ed il confronto fra le due serie dimostra chiaramente che nei periodi 1882-97 e 1914-23 l'andamento del fenomeno è stato sensibilmente lo stesso. Le variazioni sono dovute alle incertezze dei dati della prima serie , alla saltuarietà delle osservazioni, alle inevitabili differenze che presentano due periodi relativamente brevi di osservazioni. E le incertezze sono anche notevolmente aumentate dal fatto che pel periodo 1882- 97 manca un elemento importante : cioè il numero delle calme. Il Marini non accenna affatto a questo importante fattore. Ho tentato di desumerlo dalla tabella nella quale egli indica le medie velocità del vento che suddivide in 5 gradi da 0 a 4. Lo 0 in¬ dica la calma. Ora, i valori del grado 0 dovrebbero rappresentare le calme rispetto ai giorni di vento. Riducendo a 30/30 ho otte¬ nuto i valori della tab. Vili dai quali rileviamo che il rapporto fra vento e calma è tale che per ogni giorno di vento ve ne furono da 1 circa (I e XII) a 4, 5 circa di calma (VI). In altri termini v'è una netta inversione con quel che si osserva pel pe¬ riodo 1914-23 dove il numero dei giorni con vento è general¬ mente molto superiore a quello dei calmi. Data questa poco naturale inversione del fenomeno e dato che non è possibile ricavare i dati in altro modo, trascuro lo studio di questo rap¬ porto.
Concludendo , si può stabilire che i due periodi studiati si approssimano molto notevolmente per le caratteristiche generali e che le differenze sono dovute esclusivamente : da un canto a
— 56 —
quelle che presentano tutti i brevi periodi fra di loro, d'altro canto alla saltuarietà e forse al modo di compilazione dei dati della la serie. Per tal ragione non ho creduto opportuno eseguire le medie fra le due serie , ma ho preferito indicarne le caratte¬ ristiche in due quadri separati.
Catania.
La serie di osservazioni che utilizzo va dal 1892 al 1923 con le seguenti lacune: 1894 VII, Vili, 1922 III, IX, 1920 III, 1917 I— XII. In quest' ultimo anno furono eseguiti alcuni mesi di osservazioni, ma ho preferito escluderlo interamente. La serie è perciò quasi trentennale e ritengo che possa fornire dati nor¬ mali. Il materiale è distribuito nei quadri e nelle tabelle come per le stazioni precedenti.
La media annua mostra come per ogni giorno di calma ve ne siano circa 2.1 di vento, molto di meno, perciò che a Ripo¬ sto ed Acireale. Il vento spira più nella direzione del parallelo anziché in quella del meridiano, analogamente ad Acireale e con¬ trariamente a Riposto. La stessa media mostra come prevalgano i venti di N ed E su quelli di S ed W, analogamente ad Aci¬ reale. La successione è E, N, W, S come ad Acireale.
Le medie stagionali mostrano come si abbia il minor nu¬ mero di calme in primavera ; seguono poi inverno, autunno ed estate col numero maggiore. In tutte le stagioni prevalgono venti nella direzione del parallelo con differenze nelle varie stagioni, in modo che in inverno prevalgono venti di W e N e , nelle altre, venti di E e N. L' andamento diversifica perciò da quelli di Acireale e Riposto. L'ordine di frequenza nelle varie stagioni è : inverno W, N, E, S ; primavera E, N, W, S ; estate E, N, S, W ; autunno E, W, N, S. L'ordine di frequenza dell'inverno corrisponde a quello di Acireale ; inoltre gli ordini della prima¬ vera e dell' estate a Catania , corrispondono rispettivamente a quelli dell'autunno e della primavera ad Acireale.
Riguardo all' andamento dei singoli mesi si vede come il massimo ed il minimo dei giorni con vento s’ abbia rispettiva¬ mente in III ed in Vili con 3.0 circa ed 1.6 circa di vento per ogni giorno di calma. In tutti i mesi dominano i venti nella di¬ rezione del parallelo con massimo e minimo predominio, rispet-
- 57 —
tivamente in XI e II. I venti di N dominano sugli opposti per tutto Tanno; quelli di W su quelli di E da XI a III, mentre da IV a X avviene il contrario , dimodoché da XI a III dominano venti settentrionali ed occidentali ; da IV a X settentrionali ed orientali. Abbiamo così le successioni seguenti :
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- 59
La successione dei singoli otto venti nei mesi e nelle sta¬ gioni è indicata nella tab. X. La frequenza di ciascun vento ri¬ spetto al posto che occupa nei singoli mesi è la seguente :
Tabella XII.
N 5 [X, XII, Vili (e SW)] 6 [I, II, III, VI, VII, Vili (e SW) XI] 7 [IV, V, IX].
NE 1 [III, IV, V, VI, IX, X] 2 [I, II, VII, Vili, XI] 3 [XII].
E 1 [VII, Vili] 2 [V, VI, IX] 3 [III, IV, X, XI] 5 [I, II]
6 [XII].
SE 3 [VI, VII, Vili] 4 [V] 5 [IV, IX] 7 [I, II, III, X, XI, XII].
S 8 [I, II, III, IV, V, VI, VII, Vili IX, X, XI, XII].
SW 5 [I, II, VI, VII, X, XI, XII] 5 [III, V Vili (e N)] 6 [IV, Vili (e N) IX].
W 1 [I, II, XI, XII] 2 [III, IV, X] 3 [V, IX] 4 [Vili] 5 [VI, XI].
NW 2 [XII] 3 [I, II] 4 [III, IV, IX] 5 [XI] 6 [V, X] 7 [VI, VII, Vili].
L' andamento del vento a Catania è già stato studiato dal- I'Eredia pel periodo 1892-190 2, interamente compreso in quello che ho esaminato. Stabilire dei confronti fra le due serie di os¬ servazioni e le relative conclusioni è inutile , per tale ragione : le differenze che si notano, d'altronde non accentuate, sono do¬ vute soltanto alla diversa lunghezza dei periodi esaminati. L'unica modificazione essenziale alle conclusioni dell’EREDiA è la seguente. Esaminando i rapporti fra i 4 venti principali e gli intermedii risulta pel periodo 1892-1902 che non si verifica la costanza di quella legge per la quale i venti intermedii prevalgono sui prin¬ cipali. Invece , il periodo 1892-1923 mostra tale costanza. Le medie annue dànno una somma di 8.58 pei quattro venti cardi¬ nali e di 8.82 pei quattro intermedii. Uno sguardo alle tabelle conferma ciò e non solo per Catania, ma anche per le altre sta¬ zioni e massimamente per Riposto.
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Quadro III.
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Direzioni mensili, stagionali ed annuali del vento a Catania (1892-1923) e riduzione a 30/30.
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( segue quadro IV \)
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— 67 —
Riassunto
La media annua dà per ogni giorno di calma 5-6 giorni di vento; questo spira più nella direzione del meridiano che in quella del pa¬ rallelo, e propriamente in autunno , inverno e primavera, prevalgono i venti nella direzione del meridiano , in estate quelli nella direzione del parallelo. Complessivamente i venti di S e E prevalgono su quelli di N e W, con successione E, S, N, W. Le calme sono più frequenti in estate ed in autunno, e diminuiscono in inverno e in primavera.
Finito di stampare il 10 dicembre 1929.
Le meteoriti del Museo mineralogico della R. Università di Napoli
del socio
O . De Fiore
(Tornata del 16 marzo 1929)
La collezione di meteoriti del Museo mineralogico della R. Università di Napoli è stata riunita, più che altro, con intendi¬ menti didattici e ciò spiega l’esiguità della raccolta la quale era dispersa in ben quattro collezioni diverse ed è stata recente¬ mente, da me, riunita in un'unica serie. Pochi sono i pezzi ec¬ cezionali per dimensioni o per rarità o per essere individui com¬ pleti. La collezione comprende: ferri meteorici (pallasiti, 3 ca¬ dute con 13 frammenti complessivamente di gr. 399,2; ottaedriti, esaedriti, atassiti, 12 cadute con 20 frammenti complessivamente di gr. 10408,3) ; pietre meteoriche (condriti , 14 cadute con 20 frammenti complessivamente di gr. 1318,5 ; acondriti , 1 caduta con 2 frammenti complessivamente di gr. 209,0) ; moldaviti di due diverse località, con 6 frammenti di gr. 78,8 in totale.
Un elenco è stato pubblicato dal Wulfing , comprendente il materiale " inventariato „ fino al 1893. Sia perchè quell'elenco non era esatto neppure per l'epoca alla quale si riferiva (per errori di pesate e mancata elencazione di taluni pezzi) ; sia per¬ chè era molto sommario e senza determinazioni ; sia, infine, perchè il materiale è aumentato notevolmente, ho creduto op¬ portuno rifare il lavoro e compilare il presente catalogo. Il quale è redatto sul tipo del più recente del genere: quello del Millo- sevich, per le meteoriti del Museo di Roma.
Dedico questo breve catalogo alla memoria del Prof. E. Scacchi, il quale mi invitò ad eseguirlo e che, purtroppo , ne vide soltanto il manoscritto.
— 69 —
Alfianello - Brescia [Italia] — Cad. 1883 II 16, h. 14,43.
Condrite iperstenica bianco-grigiastra. Peso originario della pietra 228 kg.
Frammento con faccia incrostata gr. 75,9 (18331).
Agrigento - Sicilia [Italia] — Cad. 1853 II 10, h. 13.
Condrite iperstenica bianca, venata.
Frammento parzialmente incrostato, gr. 65,2 (17294).
Barbotan - Landes [Francia] — Cad. 1790 VII 24, h. 21.
Condrite grigia.
Frammento incrostato parzialmente, gr. 16,3 (21570). Framm. gr. 6.0 (5268).
Brenham Township - Kiowa County-Kansas [U. S. A.] -Trov. 1885. Pallasite.
Frammento incrostato parzialmente gr. 32,0 (21566) ; lastra levigata gr. 90,0 [in disfacimento] (20965). Totale gr. 122,0. Budweiss - Confine fra Boemia e Moravia [Cecoslovacchia].
Moldavite.
2 individui di gr. 58.2 (24051).
Vedi Moldauthein.
Bur-Gheluai - Distretto di bur Hacaba [Somalia italiana] — Cad. 1919 X 16, h. 8.
Condrite grigiastra, enstatitico-olivinica.
Due frammenti di gr. 166,1 e gr. 68,2 (23019, 23020). To¬ tale gr. 234,3.
Canon Diablo - Coconino County-Arizona [U. S. A.] — Trov. 1891. Ferro : ottaedrite a lamelle di media grandezza.
Frammento di gr. 151,4 (20881); gr. 23,8; gr. 32,2 (s. n.). Totale gr. 207,4.
Collescipoli - Terni [Italia] — Cad. 1890 II 2, h. 13,30.
Condrite bronzitica globulare.
Frammento parzialmente incrostato e polvere : complessiva¬ mente gr. 5,3 (21587).
Forest City - Winnebago County-Jowa [U. S. A.] — Cad. 1890 V 2, h. 17,15.
Condrite bronzitica globulare.
Individuo parzialmente incrostato, gr. 28,0 (20882).
Fort Duncan - Maverik County-Texas [U. S. A.] — Trov.1882, descr. 1885. Ferro : esaedrite camacitica.
Lastra levigata di gr. 264,8 (18861).
Forse appartiene al ferro di Coahuila-Mexico.
Glorieta Mountain - Canoncito-Santa Fè County-New Mexico [U.S.A.] — Trov. 1884, descr. 1885.
Ferro : ottaedrite a lamelle di media grandezza.
Lastra levigata, gr. 142,4 (18862).
— 70 —
Holbrook - Navajo County-Arizona [U.S.A.] — Cad. 1912 VII 19, h. 19,15. Condrite iperstenica cristallina.
Individuo incrostato, tranne nelle rotture, gr. 303,7 (22906). Jmilac - Deserto di Atacarna-Chile — Cad. 1822, descr. 1828.
Pallasite.
8 frammenti gr. 22,4; 2,8; 2,1; 2,1; 1,6; 1,1 (16425); gr. 30,2 (21584); gr. 103,3 (16426). Totale gr. 163.5 luvinas - Libonnes-Ardèche [Francia] — Cad. 1821 VI 15, h. 15. Acondrite pirossenica anortitica [eucrite].
2 frammenti gr. 162,9; gr. 46,1 (16431-32) Totale gr. 209,0. Kingston - Sierra County-New Mexico [U. S. A.] Trov. 1891.
Ferro : ottaedrite a lamelle di media grandezza.
Lastra di gr. 54,0 (22924).
Knyahinya- Comitato di Ungvar [Cecoslovacchia]— Cad. 1866 VI 9, h. 17. Condrite iperstenica grigia.
Individuo completamente incrostato, tranne un lato levigato, gr. 270,0 (16430).
Krasnojarsk - Jenisseisk [Siberia] — Trov. 1740 (da Pallas) ; rie. 1794. Pallasite.
3 frammenti di gr. 37,0; 35,8; 40,9 (674, 16427; 16428). To¬ tale gr. 113,7.
L’Aigle - Orne [Francia] — Cad. 1803 IV 26, h. 13.
Condrite iperstenica bianca (brecciata ?).
Individuo interamente incrostato gr. 62,6 (675).
Mòcs - Cluj [Transilvania] — Cad. 1882 II 3, h. 16.
Condrite iperstenica bianca.
Individuo interamente incrostato gr. 58,9 (18338).
Moldauthein - Boemia.
Moldavite.
4 individui gr. 20,6 (17699).
Vedi Budweis.
Mukerop - Bethany-Gibeon Distr.-Great Namaqualand [Africa S W] — Con. dal 1836 come ferro di Bethany. Le masse di Mukerop furono trovate nel 18?9.
Ferro : ottaedrite a lamelle sottili.
Lastra levigata di 342,0 (22278).
Nelson County — Kentucky [U. S. A.] Trov. 1856.
Ferro : ottaedrite camacitica.
Lastra di gr. 3,8 (19146).
Pultusk - Warschau [Polonia] — Cad. 1868 I 30, h. 19.
Condrite bronzitica grigia.
Due individui completi ed incrostati , tranne brevi rotture, gr. 9,7; 10,9; 1 frammento incrostato gr. 24,4 (17468); altro frammento gr. 60,8 (23109). Totale gr. 105.8,
— 71
Sacramento Mountains - Eddy Counly-New Mexico [U.S.A.] — Trov. 1896. Ferro : ottaedrite a lamelle di media grandezza.
Lastra levigata gr. 834,0 (21413).
Santa Catharina - Rio S. Francisco do Sul [Brasile] — Trov. 1873, de- scr. 1876.
Ferro : atassite tenitica plessitica, ricca in Ni.
Tre frammenti di gr. 67,5 ; 48,7 ; 32,5 (22979). Totale gr. 148,7. Schwetz - Kwidzyn [Polonia] — Trov. 1850; descr. 1851.
Ferro : ottaedrite a lamelle di media grandezza.
Frammento con due facce levigate gr. 82,4 (16421).
Seelàsgen - Schwiebus-Brandenburg [Prussia] — Rie. 1847.
Ferro : ottaedrite camacitica.
Frammento levigato gr. 202,6 (16420).
Shelburne - Grey County-Ontario [Canadà] — Cad. 1904 Vili 13, li. 20. Condrite grigia.
Frammento di gr. 53,4 (22133).
Timochin - Governo di Smolensk [Russia] — Cad. 1807 III 25. Condrite grigio-rossastra brecciata.
Frammento di individuo incrostato gr. 6,8 (676).
Toluca - Xiquipilco [Mexico] — Rie. 1784. [Con. dal 1776].
Ferro : ottaedrite a lamelle di media grandezza.
Frammento non incrostrato gr. 26,6 (16880) ; lastra levigata gr. 69,0 (16422). Totale gr. 95,6.
Toluca - Tejupilco [Mexico] — Rie. 1784.
Ferro : ottaedrite a lamelle di media grandezza.
Individuo di gr. 314,7 (16423) ; frammento levigato di gr. 58,9 (s. n.) ; polvere e frammenti minuti gr. 74,0 (16424) indivi¬ duo di gr. 7583,0 (6150). Totale gr. 8030,6.
Weston - Fairfield County-Connecticut [U. S. A.] — Cad. 1807 XII 14, h. 6,30.
Condrite globulare brecciata.
Frammenti di gr. 4,7 e 1,6 (16429). Totale gr. 6,3
Riassunto
L* elenco è Redatto sul tipo di quello del MiLLòSeVich per le meteoriti del Museo di Roma; ed era opportuno, poiché quello pre¬ esistente del Wulfing giungeva fino al 1893, ed era inesatto anche per quell’epoca.
Finito di stampate il 10 dicembre 1929.
Gli aloni osservati nel 1 928 in Napoli.
Nota
del socio
Prof. Giovanni Platania
(Tornata del 23 maggio 1929)
In una precedente comunicazione 4) mi occupai degli aloni da me osservati in Catania dal 1914 al 1919, e in Napoli dal 1922 al 1927. Avendo continuato le osservazioni di siffatte in¬ teressanti meteore ottiche, do conto, in questa nota, dei dati da me raccolti nel 1928, in Napoli.
Aloni solari di 22° :
I. 19, 28, 29 — III. 3, 9, 13, 23 — IV. 2, 3, 5, 6, 15, 19,- 20, 27 — V. 5, 6, 11, 14 — VI. 2, 3, 5, 6, 11, 20 — IX. 3, 4, 5, 13, 14, 16, 26, 28 — X. 3, 10, 20, 28 — XI. 5, 7, 8, 15 — XII. 18, 20.
Aloni lunari :
III. 3, 4 — IV. 7 — VI. 1 - IX. 2 — XI. 22, 23, 25.
Parelii di 22° :
IV. 3, 15, 27 — XII. 26.
Complesso alonare :
IV. 27.
Risultano perciò, per Napoli, le seguenti frequenze di giorni con fenomeni alonari nel 1928 e nel settennio 1922-28:
I II III IV V VI VII Vili IX X XI XII Anno
1928 3 — 5 9 4 7 — — 9 4 7 4 52
1922-28 23 1 8 3 2 2 9 2 5 3 2 6 5 22 1 9 2 7 2 8 266
9 Cfr. questo Bollettino, voi. XL, pag. 73, 1928.
— 73 —
La media annua del settennio essendo 38, la frequenza del 1928 è stata superiore a quella degli altri anni, eccetto per Tanno precedente, che fu di 63. La massima frequenza, per il periodo in esame è in marzo e in giugno, la minima in agosto.
Riporto dal registro di osservazioni i particolari dei parelii e quelli del complesso alonare del 27 aprile.
Parelio del 3 aprile : cominciato, insieme con l'alone, a ore 0830, dapprima sbiadito, prese poi delle tinte vivaci ; si distin¬ gueva bene il rosso interno, il verde e, meno intenso, il violet¬ to, e poi le due sfumature (code) diritte, lunghe circa 10°. A ore 0840 i due parelii erano nettamente separati dall'alone, alla distanza di circa 4°. A ore 0845 si formò , per pochi minuti, l'arco tangente inferiore dell'alone che nel punto di contatto ap¬ pariva come un parelio inferiore. Poi scomparvero dapprima questo, indi l'alone e il parelio destro, e fino a ore 0912 per¬ sistette il solo parelio sinistro.
Parelio del 15 aprile : insieme con T alone già formatosi a ore 13, cominciò a distinguersi a ore 16.45 dapprima il parelio sinistro, debole ma ben distinto, poi il destro. A ore 17 scom¬ parvero, prima l'alone e poi i due parelii.
Parelio del 26 dicembre : il solo parelio sinistro , debole, senza l'alone apparve a ore 15.35 ed ebbe solamente 15 minuti di durata.
Complesso alonare del 27 aprile :
Mi fu possibile di osservare tutte le fasi di questo non or¬ dinario complesso alonare , benché , al principio della meteora mi fossi dovuto recare da Napoli a Lucrino per alcune ricerche sul lago di Averno, in compagnia del ch.mo ing. Pladido Rug¬ giero , direttore della sezione Idrografica del Genio Civile in Napoli.
A ore 14.20 cominciò a vedersi T alone di 22° con T arco tangente al punto più alto. I due rami di questo arco si esten¬ devano man mano prolungandosi dai due lati verso il basso, finché, a ore 15.18 apparso l'arco tangente inferiore, le estremità di questo si congiunsero quasi con le estremità dell’arco supe¬ riore. A ore 15.30 questo arco era scomparso e rimaneva una parte soltanto dell’arco tangente superiore e cominciavano a ve¬ dersi i due parelii separati alquanto dall’ alone , e con le code
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un po’ inclinate verso l'alto, così estese da intersecare gli archi tangenti.
A ore 15.50 riapparve un frammento dell’arco tangente in¬ feriore, scomparve il parelio destro, rimanendo quello di sinistra, e apparve da questo lato l’arco tangente infralaterale dell'alone di 46° col rosso, verso il sole, nella parte convessa, molto in¬ tenso, e dieci minuti più tardi si formò anche l'arco infralaterale simmetrico di destra, col rosso più sbiadito. Intanto era scom¬ parso 1’ arco tangente inferiore dall’ alone di 2^°, e i due rami del superiore si andavano innalzando. A ore 16.15 i due parelii ordinari erano riapparsi, non più separati dall'alone, con le code orizzontali ; degli archi infralaterali dell'alone di 46° (che non fu mai visibile) il destro si era ravvivato e il sinistro indebolito. Nove minuti dopo i due archi infralaterali scomparvero, e il sole cominciò a tramontare dietro le colline a W del lago di Averno. Per alcuni minuti dopo il tramonto apparente persistettero l'alone di 22° e l’arco tangente superiore.
Ho esaminato particolarmente le fasi di questo complesso alonare, che richiamò l'attenzione di molte persone *), anche per¬ chè in sette anni di osservazioni , in Napoli , è questa la prima volta che si notano gli archi infralaterali.
Napoli , maggio 1929.
*) Un contadino del luogo ci diceva che un complesso alonare da lui os¬ servato nel 1914, era molto più appariscente di questo.
Riassunto
Le óssfervaziorìi di aloni e di fenomeni connessi , iniziate in Na¬ poli nel 1922, sono state continuate anche nelLanno 1928. Si esamina, in questa nota, la frequenza di tali meteore ottiche nel detto anno e nel settennio 1922-28, e si descrivono i particolari dei parelii e del complesso alonare straordinario del giugno*
Fitiito di stampare il 10 dicembre 1929»
La trasparenza del mare da alta quota
Comunicazione verbale
del socio
Prof. Giovanni Platania
(Tornata del 28 novembre 1929)
Esaminando la controversa questione della visibilità in mare da un posto elevato sulla superficie acquea , mi è riuscito di trovare ri¬ sultati che mi sembrano importanti.
In oceanografia si assume, come misura della trasparenza marina, il numero di metri di cui bisogna abbassare dalla superficie del mare il così detto disco del Secchi fino a che esso cessi di esser visibile.
Si ritiene da taluni che innalzandosi ad alta quota cresca la tra¬ sparenza, cioè che il disco, non più visibile dall’osservatore sul mare, sia ancora visibile ad un osservatore da grande altezza.
Ora, dato che la trasparenza dipende dalle caratteristiche ottiche dell’ acqua , non vi è ragione di ritenere , a priori , che col crescere della distanza dalla superficie del mare cresca il valore numerico della trasparenza.
Aumenta bensì il campo di visibilità , nel senso che , se per un osservatore sulla superficie dell’acqua questo campo è una superficie emisferica avente per raggio la misura della trasparenza, per un osser¬ vatore che si innalzi man mano ad alta quota questa superficie si de¬ forma , estendendosi tanto più ampiamente quanto maggiore è l’alti¬ tudine dell’osservatore.
Ho trovato che , se la trasparenza di a metri è invariabile in qualunque direzione , la sezione della superficie di visibilità con un piano verticale passante per l’occhio dell’osservatore, è una curva al¬ gebrica, la cui equazione comprende termini in cui compare l’ indice di rifrazione
Il campo di visibilità è dunque una superficie di rivoluzione, la cui sezione è la curva